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Rimpasto nella giunta regionale lombarda: Fontana commissariato

La Lombardia sarà guidata da una nuova giunta regionale e a prendere le decisioni non è stato il governatore Attilio Fontana, ma il suo capo politico Matteo Salvini. Una squadra in cui fa il suo ingresso l’ex sindaca di Milano ed ex ministra all’Istruzione Letizia Moratti come vicepresidente e assessore al welfare. L’ex assessore alla sanità Giulio Gallera rimane fuori. Dopo dieci mesi di gestione inefficiente della pandemia da parte della Regione più grande d’Italia rimangono le briciole: un presidente afono, commissariato, che si fa dettare la lista degli assessori da fuori e che non può nemmeno difendere il suo operato.

“Non è neanche un rimpasto – commenta il segretario regionale PD Vinicio Peluffo – è solo un goffo tentativo di nascondere i disastri di questi mesi. Ad essere stanchi, di Fontana e di Gallera, sono i lombardi. Il presidente Fontana appare come un uomo solo, sconfessato e commissariato dal suo leader e dalla presenza ingombrante della sua vice. Tutto questo forse non sarebbe successo se il governatore e la sua maggioranza a trazione leghista avessero cambiato rotta dieci mesi fa, quando glielo chiedevamo con forza di fronte al disastro nelle RSA, della medicina territoriale, del mancato tracciamento e prevenzione. Oggi, forse, lo scenario sarebbe diverso e la Lombardia si sarebbe evitata tanti dei problemi esplosi durante la gestione della crisi pandemia. Questo rimpasto è tardivo e non riuscirà a ridare smalto a una giunta regionale in grandissima difficoltà in cui cambiano alcuni nomi, tutti catapultati da fuori, ma vengono stravolte deleghe e assetti sulle partite strategiche, a partire dalla sanità e dall’assistenza sociale ma anche dello sviluppo economico, dell’istruzione e della casa. Siamo al crepuscolo di una giunta regionale che non ha saputo correggere i suoi stessi errori”.

Il consigliere regionale Matteo Piloni aggiunge: “Si tratta di un rimpasto tardivo che non riuscirà a risollevare le sorti di una giunta regionale in grandissima difficoltà in cui cambiano alcuni nomi, tutti catapultati da fuori, e vengono stravolte deleghe e assetti sulle partite strategiche, a partire dalla sanità e dall’assistenza, ma anche dello sviluppo economico, dell’istruzione e della casa. Siamo ormai al crepuscolo di una giunta regionale che non ha saputo correggere i suoi stessi errori. E ancora una volta la Provincia di Cremona è rimasta scoperta, senza nessun rappresentante al governo della Regione. Poteva essere questa l’occasione per esprimere finalmente quei territori, come Cremona, che in questi tre anni non sono stati rappresentati, mentre altri, come per esempio Lodi, ne hanno anche due”.

“Quelli che ne escono peggio dal rimpasto di questi giorni (che è, di fatto, l’ammissione della necessità di una sostituzione) sono i lombardi – ribadisce il segretario provinciale PD Vittore Soldo – come se bastasse il cambio di “un astronauta pasticcione” per risolvere tutti i limiti e i problemi, emersi da inizio pandemia, di una sanità lombarda, costosa e poco efficace nel gestire le emergenze, costruita da Formigoni e Maroni ma soprattutto voluta sa quello stesso centrodestra che governa la Lombardia da più di 20 anni.Ne esce male Fontana, di fatto, commissariato. Ne escono male i cittadini delle Province di Cremona, Mantova e Pavia: possibile che anche nel rimpasto, non si potesse dare rappresentanza a questa parte importante della Lombardia? Ne esce meno male degli altri Gallera (nel senso che le gaffes e l’operato ha permesso di “pesarlo” molto prima che venisse sostituito dalla Moratti) che adesso potrà ritirarsi in un quieto vivere – conclude il responsabile dem del cremonese – lontano dai riflettori ma soprattutto dalla candidatura a sindaco di Milano”.

Chiusura punto nascita dell’ospedale Oglio Po: dall’incontro con i sindaci il “niet” di Gallera

Non ha avuto un buon esito l’incontro tra l’assessore regionale al Welfare Giulio Gallera e la delegazione dei sindaci del Casalasco e del Viadanese. “Gallera solleva una questione di ‘non discrezionalità’ scaricando le responsabilità sul Ministero” – spiega il consigliere PD Matteo Piloni che ha partecipato all’incontro.  Il punto infatti é che dal 2015 ad oggi non è stato messo in campo nulla per risolvere la questione e potenziare il punto nascite. Eppure la Regione ne ha avuto di tempo! Non va dimenticato che questo ‘piano dei 500 parti’ nasce nel 2000, trovando poi attuazione nel 2010 durante il governo Berlusconi.

“A ottobre, quando è arrivata un’ulteriore lettera del Ministero – sottolinea Piloni – la Regione, ormai in campagna elettorale, è rimasta ulteriormente immobile. Va anche ricordato che, nella richiesta di deroga inviata al Ministero, si fa riferimento a distanze tra punti nascita alternativi che non corrispondono al vero e la risposta del Ministero si attacca proprio a questo fattore, ritenendo quindi la richiesta non accoglibile. Se la richiesta di deroga fosse stata impostata diversamente, forse oggi non avremmo questo problema” fa notare il consigliere. La decisione è comunque della Regione che, per non incorrere in eventuali tagli dal fondo sanitario, sceglie la via più facile chiudendo il punto nascite invece di mettere in campo azioni concrete per potenziare l’Oglio Po. Cosa che avrebbe potuto e dovuto fare da tempo! E ora il Casalasco rischia di diventare ancora più povero a causa di una Regione che, in questi anni e su altre questioni, si é dimostrata immobile e sorda” conclude il consigliere dem.

Malati cronici, lettera aperta del consigliere regionale Matteo Piloni all’assessore alla sanità Giulio Gallera

Le criticità della riforma sui malati cronici, voluta da Regione Lombardia, si evidenziano in una vicenda che ha come protagonista un paziente cremasco, affetto da una malattia neurodegenerativa e che necessita di cure costanti, il quale ha segnalato al consigliere regionale del Partito Democratico Matteo Piloni tutte le problematiche che questo nuovo modello sanitario gli sta comportando. A seguito di questa segnalazione lo stesso Piloni ha deciso di mandare una lettera aperta all’assessore regionale al welfare Giulio Gallera. Ecco il testo integrale della missiva:

Gentile Assessore Gallera,

mi rivolgo a Lei per il ruolo che ricopre e perchè, di fatto, si è intestato il nuovo modello di presa in carico per i cittadini lombardi che hanno una o più patologie croniche. Lo ha promosso sulla stampa, ne ha fatto l’oggetto della sua campagna elettorale e ha inviato proprio in quei giorni, a tre milioni e mezzo di persone, una lettera in cui ha esaltato questo nuovo percorso per cui il paziente dovrebbe essere preso tempestivamente e totalmente in carico dal sistema sanitario, così da non finire nel labirinto delle prenotazioni delle prestazione e per non aspettare più mesi e mesi per effettuare una visita o un esame diagnostico. Ma ora il periodo degli annunci è finito, le lettere sono arrivate nelle caselle della posta dei malati cronici da più di due mesi, ed è venuto il momento delle risposte alle aspettative legittime di chi in questo nuovo modello ha creduto, ha scelto una struttura sanitaria o un medico a cui affidarsi e ha firmato un “patto di assistenza” che vorrebbe oggi vedere rispettato.

Mi sono deciso a scriverLe perché uno di questi cittadini, che ha una malattia neurodegenerativa e che necessita di cure costanti per tenere sotto controllo la sua patologia, mi ha segnalato tutte le disfunzioni che questo nuovo modello gli sta comportando. Era già stato, in passato, in cura all’Ospedale San Raffaele e pertanto ha scelto quella struttura come ente gestore. Ma invece di avere, come da lei promesso, un percorso ‘dedicato’ per cercare di vedere garantite le cure di cui necessita, e’ iniziato per lui un vero percorso ad ostacoli. Il contact center regionale, contattato subito dopo aver ricevuto la lettera, ha risposto che avrebbe segnalato il suo nominativo e di attendere quindi la chiamata dell’Ospedale. Ma i giorni passavano e nessuno si è fatto vivo, e la famiglia della persona in questione ha iniziato fare decine di chiamate direttamente alla struttura sanitaria (che dovrebbe avere un servizio telefonico ad hoc che la regione paga nella quota di presa in carico del paziente) sentendosi rispondere da una voce metallica ‘prego attendere, lei è la cinquantesima chiamata in lista’ e non è mai riuscita ad avere un contatto diretto.…

Nel frattempo sono passate le settimane, la sua malattia si è aggravata e lui si è trovato a dover cercare di gestire per conto proprio questa situazione, invece di essere preso in carico, come ci state raccontando da mesi. Le chiedo quindi, con questa lettera aperta, una cosa semplice Assessore Gallera: riveda questa riforma che non funziona, ascolti i medici di base e tutti coloro che in questi mesi l’hanno messa in discussione e, soprattutto, non lasci ancora più soli ad affrontare la propria malattia quei pochi cittadini che in questa sua ‘favola’ hanno creduto.