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Charlie Hebdo. Piloni (PD): “Un attentato terribile. Non è più ammissibile alimentare la Paura”

Un attentato terribile che scuote le coscienze e gli animi dell’Europa.
Con queste parole, a nome di tutte le democratiche e i democratici, esprimo la totale condanna per quanto avvenuto in Francia con l’attentato alla sede del giornale Charlie Hebdo, e la nostra completa vicinanza ai giornalisti, alle famiglie delle vittime e a tutti i francesi.
Ad un simile attentato di così barbara violenza si risponda solamente con l’unitarietà. Tutta la politica, di fronte a questi drammi, deve dimostrare tutta la propria responsabilità, non solo condannando queste azioni, ma lavorando con i fatti e con le parole per un’Europa costruita sul rispetto, sulla libertà e sull’uguaglianza.
Non è più ammissibile continuare a soffiare sul fuoco dell’insicurezza e lisciare il pelo alla paura.
Non è più ammissibile alimentare le differenze, solo per un proprio tornaconto elettorale, ma al contrario contribuire per disegnare una visione di comunità.
In Europa, così come in Italia. In Lombardia così come in provincia di Cremona.
Nei territori la responsabilità è nostra, anche attraverso l’utilizzo delle parole.

Matteo Piloni
Segretario provinciale PD Cremona

“Recuperare senso morale e ripartire”. Il discorso di Napolitano. Piloni: “Un esempio per tutti!”

” Ognuno ha il suo parere e il suo giudizio su come Giorgio Napolitano ha gestito questi anni, ma è innegabile che il suo amore e rispetto per le Istituzioni non possono essere che un esempio per tutti noi.”
Così il segretario provinciale Matteo Piloni ha commentato l’ultimo discorso di Giorgio Napolitano.
“Ma non c’è solo un aspetto politico nelle parole di Napolitano, bensì anche e soprattutto un aspetto umano, dal quale derivano le sue prossime dimissioni, e nello stesso tempo il suo essersi messo a disposizione ben oltre il naturale mandato. Credo che Napolitano in questi anni sia stato un punto di riferimento e un argine, forte e solido, contro coloro che hanno e vogliono distruggere le Istituzioni.
Un riferimento che spero non rimanga isolato ma possa crescere attraverso tutti noi che, nel nostro piccolo, abbiamo un pezzo importante di responsabilità. Grazie Presidente!”

Di seguito il discorso di Napolitano.

“Il messaggio augurale di fine d’anno che ormai dal 2006 rivolgo a tutti gli italiani, presenterà questa volta qualche tratto speciale e un po’ diverso rispetto al passato. Innanzitutto perché le mie riflessioni avranno per destinatario anche chi presto mi succederà nelle funzioni di Presidente della Repubblica. Funzioni che sto per lasciare, rassegnando le dimissioni: ipotesi che la Costituzione prevede espressamente. E desidero dirvi subito che a ciò mi spinge l’avere negli ultimi tempi toccato con mano come l’età da me raggiunta porti con sé crescenti limitazioni e difficoltà nell’esercizio dei compiti istituzionali, complessi e altamente impegnativi, nonché del ruolo di rappresentanza internazionale, affidati dai Padri Costituenti al Capo dello Stato.

A quanti auspicano – anche per fiducia e affetto nei miei confronti – che continui nel mio impegno, come largamente richiestomi nell’aprile 2013, dico semplicemente che ho il dovere di non sottovalutare i segni dell’affaticamento e le incognite che essi racchiudono, e dunque di non esitare a trarne le conseguenze. Ritengo di non poter oltre ricoprire la carica cui fui chiamato, per la prima volta nel maggio del 2006, dal Parlamento in seduta comune. Secondo l’opinione largamente prevalente tra gli studiosi, si tratta di una valutazione e di una decisione per loro natura personali, costituzionalmente rimesse al solo Presidente, e tali da non condizionare in alcun modo governo e Parlamento nelle scelte che hanno dinanzi né subendone alcun condizionamento.

Penso che questi semplici chiarimenti possano costituire una buona premessa perché Parlamento e forze politiche si preparino serenamente alla prova dell’elezione del nuovo Capo dello Stato. Sarà quella una prova di maturità e responsabilità nell’interesse del paese, anche in quanto è destinata a chiudere la parentesi di un’eccezionalità costituzionale.

Personalmente resto convinto che la disponibilità richiestami e offerta nell’aprile 2013, in un momento di grave sbandamento e difficoltà post-elettorale, sia risultata un passaggio determinante per dare un governo all’Italia, rendere possibile l’avvio della nuova legislatura e favorire un confronto più costruttivo tra opposti schieramenti politici. Ma è positivo che ora si torni, per un aspetto così rilevante, alla normalità costituzionale, ovvero alla regolarità dei tempi di vita delle istituzioni, compresa la Presidenza della Repubblica.

L’aver tenuto in piedi la legislatura apertasi con le elezioni di quasi due anni fa, è stato di per sé un risultato importante : si sono superati momenti di acuta tensione, imprevisti, alti e bassi nelle vicende di maggioranza e di governo ; si è in sostanza evitato di confermare quell’immagine di un’Italia instabile che tanto ci penalizza, e si è messo in moto, nonostante la rottura del febbraio scorso, l’annunciato, indispensabile processo di cambiamento.

Un anno fa, nel messaggio del 31 dicembre, avevo detto : “Spero di poter vedere nel 2014 almeno iniziata un’incisiva riforma delle istituzioni repubblicane”. Ebbene, è innegabile che quell’auspicio si sia realizzato. E il percorso va, senza battute d’arresto, portato a piena conclusione. Non occorre che io ripeta – l’ho fatto ancora di recente in altra pubblica occasione – le ragioni dell’importanza della riforma del Parlamento, e innanzitutto del superamento del bicameralismo paritario, nonché della revisione del rapporto tra Stato e Regioni.

Ma sul necessario più vasto programma di riforme – istituzionali e socio-economiche – messo in cantiere dal governo, sulle difficoltà politiche che ne insidiano l’attuazione, sulle possibilità di dialogo e chiarimento con forze esterne alla maggioranza di governo – anche, s’intende, e in via prioritaria, per il varo di una nuova legge elettorale – non torno ora avendovi già dedicato largamente il mio intervento, due settimane fa, all’incontro di fine anno con i rappresentanti delle istituzioni, delle forze politiche e della società civile. Vorrei piuttosto ragionare con voi su come stiamo vivendo questo momento in quanto generalità dei cittadini, uniti dall’essere italiani.

Credo sia diffuso e dominante l’assillo per le condizioni della nostra economia, per l’arretramento dell’attività produttiva e dei consumi, per il calo del reddito nazionale e del reddito delle famiglie, per l’emergere di gravi fenomeni di degrado ambientale, e soprattutto – questione chiave – per il dilagare della disoccupazione giovanile e per la perdita di posti di lavoro. Dalla crisi mondiale in cui siamo precipitati almeno dal 2009, nemmeno nell’anno che oggi si chiude siamo riusciti a risollevarci. Parlo dell’Europa e in particolare dell’Italia.

Gli Stati Uniti, da cui partì – anche per errate scelte politiche – la crisi finanziaria, conoscono un’impennata della ripresa già avviata e guardano all’Europa per uno sforzo corrispondente, benché in condizioni assai diverse. In effetti, l’Italia ha colto l’opportunità del semestre di presidenza del Consiglio per sollecitare un cambiamento nelle politiche dell’Unione che accordi la priorità a un rilancio solidale delle nostre economie. Tra breve il Presidente del Consiglio Renzi tirerà le somme dell’azione critica e propositiva svolta a Bruxelles. Nulla di più velleitario e pericoloso può invece esservi di certi appelli al ritorno alle monete nazionali attraverso la disintegrazione dell’Euro e di ogni comune politica anti-crisi.
Tutti gli interventi pubblici messi in atto in Italia negli ultimi anni stentano a produrre effetti decisivi, che allevino il peso delle ristrettezze e delle nuove povertà per un così gran numero di famiglie e si traducano in prospettive di occupazione per masse di giovani tenuti fuori o ai margini del mercato del lavoro.

Guardando ai tratti più negativi di questo quadro, e vedendo come esso si leghi a debolezze e distorsioni antiche della nostra struttura economico-sociale e del nostro Stato, si può essere presi da un senso di sgomento al pensiero dei cambiamenti che sarebbero necessari per aprirci un futuro migliore, e si può cedere al tempo stesso alla sfiducia nella politica, bollandola in modo indiscriminato come inadeguata, inetta, degenerata in particolarismi di potere e di privilegio.

Non può, non deve essere questo l’atteggiamento diffuso nella nostra comunità nazionale. Occorre ritrovare le fonti della coesione, della forza, della volontà collettiva che ci hanno permesso di superare le prove più dure in vista della formazione del nostro Stato nazionale unitario e poi del superamento delle sue crisi più acute e drammatiche. Il Centocinquantenario dell’Unità si è perciò potuto celebrare – non dimentichiamolo – con orgoglio e fiducia, pur nella coscienza critica dei tanti problemi rimasti irrisolti e delle nuove sfide con cui fare i conti.

Un recupero di ragionata fiducia in noi stessi, una lucida percezione del valore dell’unità nazionale, sono le condizioni essenziali per far rinascere la politica nella sua accezione più alta, per rendere vincente quell’impegno molteplice e di lunga lena che i cambiamenti necessari all’Italia chiaramente richiedono.
Ho fatto del mio meglio in questi lunghi e travagliati anni della mia Presidenza per rappresentare e rafforzare l’unità nazionale, per sanare le ferite che aveva subito, per ridarle l’evidenza che aveva perduto : se vi sia in qualche modo riuscito, toccherà dirlo a quanti vorranno con obbiettività e insieme con spirito critico analizzare il mio operato.

Di strada comunque ne abbiamo percorsa, nella direzione che indicai in Parlamento dopo aver giurato da Presidente il 15 maggio 2006 : “il reciproco riconoscimento, rispetto e ascolto tra gli opposti schieramenti, il confrontarsi con dignità nelle assemblee elettive, l’individuare i temi di necessaria convergenza nell’interesse generale” non contrastano con la democrazia dell’alternanza, ma ne definiscono il più maturo e costruttivo modo di essere in sintonia con l’imperativo dell’unità nazionale. Si, in questa direzione, anche se tra alti e bassi, si sta andando avanti. Ed è il solo modo di garantire all’Italia stabilità politica e continuità istituzionale, e di affrontare su larghe basi unitarie le più gravi patologie di cui il nostro paese soffre.

A cominciare da quella della criminalità organizzata e dell’economia criminale ; e da quella di una corruzione capace di insinuarsi in ogni piega della realtà sociale e istituzionale, trovando sodali e complici in alto : gli inquirenti romani stanno appunto svelando una rete di rapporti tra “mondo di sotto” e “mondo di sopra”. Sì, dobbiamo bonificare il sottosuolo marcio e corrosivo della nostra società. E bisogna farlo insieme, società civile, Stato, forze politiche senza eccezione alcuna. Solo riacquisendo intangibili valori morali la politica potrà riguadagnare e vedere riconosciuta la sua funzione decisiva.

Valori morali, valori di cultura e di solidarietà. Non lasciamo occupare lo spazio dell’attenzione pubblica solo a italiani indegni. Rendiamo omaggio a italiani esemplari. Come la brillante scienziata, Fabiola Gianotti, eletta all’unanimità direttore generale del Centro europeo per la Ricerca Nucleare a Ginevra. O come l’astronauta Samantha Cristoforetti che ci parla semplicemente, con modestia e professionalità, della ricerca scientifica in corso nello spazio.

Siamo orgogliosi di questi italiani campioni di cultura e di solidarietà. Come Fabrizio, il medico di Emergency accorso in Sierra Leone per curare i colpiti dal virus Ebola anche a costo di esserne contagiato e rischiare la vita. O come Serena Petriucciolo , ufficiale medico della Marina che sulla nave Etna ha aiutato – nella notte di Natale – una profuga nigeriana a dare alla luce la sua bimba. E che dire della perizia e generosità di cui gli italiani lanciatisi a soccorrere i passeggeri del traghetto in fiamme sulla rotta tra la Grecia e l’Italia hanno dato prova?

Ho voluto fare almeno questi pochi richiami al valore delle risorse umane di cui ci mostriamo dotati e di cui ci si dà atto internazionalmente ; potendo citare molti altri esempi individuali, che peraltro rinviano all’eccellenza dei nostri centri in cui i singoli si sono formati. Così come rinviano al magnifico impegno sia delle forze dello Stato sia del volontariato sui fronti di tutte le emergenze. Dalla constatazione delle qualità del nostro capitale umano può venire e diffondersi un’accresciuta consapevolezza della nostra identità e della nostra missione nazionale.

Una missione da esprimere anche in un atteggiamento più assertivo e in una funzione più attiva in seno alla comunità internazionale. Il canale principale per assolvere questa funzione è naturalmente dato dal concerto europeo, nel quale all’Italia è toccata la guida della politica estera e di sicurezza comune europea e la responsabilità operativa del Servizio esterno di azione europea. E il contesto internazionale in cui muoverci è critico e problematico come mai negli ultimi due decenni. Ne vengono per l’Italia e per l’Unione europea impegni di riflessione ed analisi, e soprattutto di proposta e di azione, non solo diplomatica, rispetto ai quali non ci si può tirare indietro. Il rischio di cadere in quell’indifferenza globale che Papa Francesco denuncia con tanto vigore è dietro l’angolo, anche da noi.

A quel rischio deve opporsi una sensibilità sempre più diffusa per le conquiste e i valori di pace e di civiltà oggi in così grave pericolo. La crescita economica, l’avanzamento sociale e civile, il benessere popolare che hanno caratterizzato e accompagnato l’integrazione europea, hanno avuto come premessa e base fondamentale lo stabilirsi di uno spirito di pace e di unità tra i nostri popoli. Ebbene, questo storico progresso è sotto attacco per l’emergere di inauditi fenomeni e disegni di destabilizzazione, di fanatismo e di imbarbarimento, fino alla selvaggia persecuzione dei cristiani. Dal disegno di uno o più Stati islamici integralisti da imporre con la forza sulle rovine dell’Iraq, della Siria, della Libia ; al moltiplicarsi o acuirsi di conflitti in Africa, in Medio Oriente, nella regione che dovrebbe essere ponte tra la Russia e l’Europa : di questo quadro allarmante l’Italia, gli italiani devono mostrarsi fattore cosciente e attivo di contrasto. Ci dà forza la parola, il magistero del Pontefice che per la Giornata Mondiale della Pace si fa portatore di un messaggio supremo di fraternità, e ci richiama alla durissima realtà dei “molteplici volti della schiavitù” nel mondo d’oggi.

Farci, ciascuno di noi, partecipi di un sentimento di solidarietà e di un impegno globale – sconfiggendo l’insidia dell’indifferenza – per fermare queste regressioni e degenerazioni, è un comandamento morale ineludibile. E forse, facendoci lucidamente carico di quanto sta sconvolgendo il mondo, potremo collocare nella loro dimensione effettiva i nostri problemi e conflitti interni, di carattere politico e sociale ; potremo superare l’orizzonte limitato, ristretto in cui rischiamo di chiuderci.

Ho così concluso l’appello che questa sera ho voluto indirizzare, più che ai miei naturali interlocutori istituzionali, a ciascuno di voi come persone, come cittadini, attivi nella società e nelle sue molteplici formazioni civili. Perché da ciascuno di voi può venire un impulso importante per il rilancio e un nuovo futuro dell’Italia. Lo dimostrano quei giovani che non restano inerti – dopo aver completato il loro ciclo di studi – nella condizione ingrata di senza lavoro, ma prendono iniziative, si associano in piccoli gruppi professionali per fare innovazione, creare, aprirsi una strada.

Dal modo in cui tutti reagiamo alla crisi e alle difficoltà con cui l’Italia è alle prese, nasceranno le nuove prospettive di sviluppo su cui puntiamo, su cui dobbiamo puntare “dall’alto e dal basso”. Il cammino del nostro paese in Europa, lo stesso cammino della politica in Italia lo determineremo tutti noi, e quindi ciascuno di noi, con i suoi comportamenti, le sue prese di coscienza, le sue scelte. Più si diffonderanno senso di responsabilità e senso del dovere, senso della legge e senso della Costituzione, in sostanza senso della Nazione, più si potrà creare quel clima di consapevolezza e mobilitazione collettiva che animò la ricostruzione post-bellica e che rese possibile, senza soluzione di continuità, la grande trasformazione del paese per più di un decennio.

Mettiamocela dunque tutta, con passione, combattività e spirito di sacrificio. Ciascuno faccia la sua parte al meglio. Io stesso ci proverò, nei limiti delle mie forze e dei miei nuovi doveri, una volta concluso il mio servizio alla Presidenza della Repubblica, dopo essermi impegnato per contribuire al massimo di continuità e operosità costituzionale durante il semestre di presidenza italiana del Consiglio dell’Unione Europea. Resterò vicino al cimento e agli sforzi dell’Italia e degli italiani, con infinita gratitudine per quel che ho ricevuto in questi quasi nove anni non soltanto di riconoscimenti legati al mio ruolo, non soltanto di straordinarie occasioni di allargamento delle mie esperienze, anche internazionali, ma per quel che ho ricevuto soprattutto di espressioni di generosa fiducia e costante sostegno, di personale affetto, direi, da parte di tantissimi italiani che ho incontrato o comunque sentito vicini. Non lo dimenticherò. Grazie ancora. E che il 2015 sia un anno fecondo di risultati positivi per il nostro paese, le nostre famiglie, i nostri ragazzi”.

Nomine Aem Cremona. Galimberti: “Un anno decisivo per l’Azienda”. Piloni: “Molte le questioni sul tavolo. Ora al lavoro”

“In Aem abbiamo davanti un periodo importantissimo di passaggio di consegne. Con oggi è finito un percorso intenso che ci ha visto molto impegnati e l’inizio di un nuovo momento in cui il presidente Albertoni accompagnerà il nuovo presidente Siboni e il Cda in questa necessaria fase di transizione. Per questo, fino all’atto dell’approvazione del Bilancio, Albertoni rimarrà a capo di Aem Service e Cremona Parcheggi per garantire il passaggio istituzionale. Accanto all’affiancamento del Presidente, anche lo studio, concluso, sulla situazione e sulle prospettive di Aem.”

Così Gianluca Galimberti ha aperto la conferenza stampa di presentazione delle scelte sulle nomine del nuovo Cda di Aem.

“Siamo consapevoli dell’importanza di questo momento perché siamo consapevoli dell’importanza di questa azienda. L’anno prossimo sarà un anno decisivo per scelte strategiche. Grazie al Presidente Albertoni e al Cda in carica per il lavoro fatto e per il lavoro che stanno svolgendo anche in questi giorni su partite importanti. E’ la premessa per i prossimi passi, condivisi in Consiglio comunale, relativi per esempio a Lgh, rifiuti, assetto di Aem Service e Cremona Parcheggi, rapporto con Padania e Autostrade Centropadane. Abbiamo davanti delle sfide importanti e questa Amministrazione ha tutta la volontà e la capacità di esercitare ciò che per legge le compete: indirizzo e controllo sulle Partecipate.”

A margine della conferenza stampa anche il commento del segretario provinciale Matteo Piloni. “Rispetto alle precedenti nomine, il percorso di condivisione è stato sicuramente più partecipato. Come PD gli organismi cittadini, in primis il segretario cittadino, hanno avviato una consultazione per proporre al sindaco una rosa di nominativi dalla quale scegliere, e così è stato fatto. I profili di Ada Ficarelli e Fiorella Lazzari nascono appunto da questa consultazione. Lo sottolineo perchè ritengo sia un passaggio importante, sia di metodo che di merito. Che va ben oltre dalla caricatura che viene fatta tra maggioranza e minoranza interna al PD cittadino. Sulle nomine in generale non posso che evidenziare un’evidente rottura con il passato, al di là dei curriculum. A tutto il nuovo cda i migliori auguri di buon lavoro. Le questioni sul tavolo sono molte: dalla raccolta differenziata al percorso di minimizzazione dell’incenerimento; da Lgh ai rapporti con le altre società, partendo dalla cremasca Scrp che, va ricordato, con Aem fanno il 41% della partecipazione in Lgh. E lo dico sottolineando la necessità di un grande e forte rapporto tra i territori della nostra provincia. Rapporto che ha già portato i suoi frutti, in pochi mesi, con l’ottenimento dei finanziamenti di due importanti progfetti: il bando brezza (percorsi ciclopedonali) e il bando well-fare. Sono questo tipo di relazioni che portano i risultati più importanti, e nei quali la Politica gioca un ruolo strategico. Un ringraziamento anche a Franco Albertoni, per il lavoro svolto in tanti anni, e a tutto il cda uscente.”

Focus anche sui criteri. Come per Cremona Solidale e Fondazione Città di Cremona sono stati adottati tre criteri: valutazione dei curriculum, competenze in relazione agli obiettivi dell’ente, condivisione in coalizione che ha la responsabilità della formazione della nuova classe dirigente.

CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE

Per il Consiglio di Amministrazione di Aem, presentati 59 curriculum di cui 15 da Consiglieri comunali (41 uomini e 18 donne). Il nuovo presidente è Massimo Siboni, 58 anni, laureato in Matematica, Amministratore Operativo 2Emme srl (azienda specializzata nella consulenza aziendale) e Consigliere delegato Sibemed srl (azienda di fabbricazione di Medical Devices) con funzione di responsabile Amministrazione, Finanza e Controllo, Qualità e Personale con un’ampia esperienza nella Pianificazione e Risorse, nelle tecnologie informatiche e sviluppo delle reti. Tra le professioni svolte anche quella di Direttore Sistemi & Telecomunicazioni al Comune di Genova.

Ada Ficarelli, 54 anni avvocato, per 6 anni ViceProcuratore Onorario a Cremona, per 3 anni consulenze a favore del Servizi Sociali del Comune, nel mandato amministrativo 2009-2014 ha ricoperto la funzione di Presidente del Comitato dei Garanti del Comune di Cremona.

Fiorella Lazzari, 65 anni, già Assessore ad Ambiente, Territorio, Viabilità, Trasporti, Protezione Civile e Turismo della Provincia di Cremona nelle varie tornate amministrative dal 1991 al 2009.

Roberto Mazzini, 66 anni, è presidente di Milanodepur Spa con Siba spa (Veolia), consigliere di amministrazione in altre due società di cui Siba è azionista, membro italiano della Commissione europea Eureau-2 waste water nominato da Federutility, con esperienze in qualità di Project Engineer e project manager di progettazione e realizzazione di impianti di trattamento acque di scarico in Italia (depuratore di Torino) e all’estero (Iran, Libia, Indonesia).

Francesco Sanfelici, 54 anni, dirigente industriale presso un’industria multinazionale italiana leader europea nel comparto alimentare con esperienze in multinazionali americana, francese e svizzera in ambito alimentare, edile e della lavorazione di alimenti.

Servizio Idrico, Piloni: “Da Cremona e Crema il ‘via’ alla costruzione di un’unica società dell’acqua” – “Bene la scelta di Cremona di andare a gara sui rifiuti”

Lunedì 22 dicembre, in contemporanea, i consigli comunali di Cremona e Crema hanno approvato la delibera di indirizzo con la quale si da un chiaro indirizzo a Padania acque di completare il riassetto del servizio idrico integrato della provincia di Cremona, attraverso la realizzazione di un’unica società dell’acqua.

Si tratta di un passaggio molto importante, che molti consigli comunali hanno già affrontato e continueranno ad affrontare nelle prossime settimane.
Certamente, il segnale che arriva dalle due principali città della provincia, assume un forte carattere politico, che evidenzia la determinazione con la quale si vuole arrivare al completamento del percorso entro la metà del prossimo anno.

La tempistica che ha portato a questa scelta non è figlia di alcuna accelerazione, in quanto di tempo se n’è perso fin troppo in questi anni. Al contrario si tratta della necessità di poter mettere Padania Acque nelle condizioni di poter costruire il percorso di fusione nel miglior modo possibile, tenendo conto delle ricadute sui territori, che inizierà a valle degli atti di indirizzo. Ciò significa che vanno studiate tutte le strade possibili per mettere a disposizione dei territori la capacità patrimoniale che consenta di rafforzare, nel tempo, la società.

Purtroppo il voto dei due consigli non ha avuto il consenso unanime, che mi auguro possa ritrovarsi, invece, nei prossimi importanti passi.

Oltre al servizio idrico, il consiglio comunale di Crema ha approvato le linee di indirizzo circa gli adempimenti in materia di affidamenti dei servizi di rilevanza economica. Con questa scelta Cremona, come Crema, andrà a gara nel 2015 sui servizi legati ai cicli dei rifiuti e sull’illuminazione pubblica.

Una scelta, questa, che rafforza la volontà del territorio di migliorare i servizi dei cittadini, in ambito ambientale e non solo, con l’obiettivo di rilanciare con forza la raccolta differenziata in città, la riduzione dei rifiuti e il minore ricorso all’incenerimento, recuperando il tempo perso e assumendosi la responsabilità di diventare davvero punto di riferimento per i territori limitrofi anche nella gestione dei rifiuti.

Una decisione le cui ricadute riguardano anche processi ben più grandi, come quello del futuro di Lgh, per la quale la relazione, l’apertura e il dialogo tra territori può e deve fare la differenza.

Matteo Piloni
Segretario provinciale PD Cremona

TPL, Alloni (PD): “Bene i 105 milioni di euro in più in bilancio ma non bastano. Si recuperino risorse dall’evasione fiscale e si risparmino 140 milioni con l’istituzione delle agenzie di trasporto”

“Bene, la Giunta ha trovato le risorse per il trasporto pubblico locale come chiesto da noi. 105 milioni di euro in bilancio sono una buona notizia ma questo è solo un primo passo”. Lo dichiara il consigliere regionale del PD Agostino Alloni alla luce del maxi emendamento a firma dell’assessore regionale al Bilancio Massimo Garavaglia che alloca nuove risorse al trasporto pubblico regionale. “Questi soldi devono essere utilizzati per fidelizzare gli utenti attraverso le agevolazioni tariffarie e il contenimento dei costi degli abbonamenti, il rinnovamento delle stazioni e l’intermodalità. Siamo consapevoli che 105 milioni non bastano – aggiunge –. Noi riteniamo che risorse aggiuntive possano essere recuperate dal fondo di contrasto all’evasione fiscale senza dimenticare i risparmi, ben 140 milioni di euro, che si sarebbero potuti avere con l’istituzione delle cinque agenzie di bacino, così come prevede la legge regionale sul trasporto, e che la Giunta svogliatamente continua ad ignorare”.