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Il Sistema Sociosanitario Lombardo: Note in merito all’evoluzione

Il nuovo contesto normativo

La legge regionale 11 agosto 2015 n. 23 introduce il riordino del servizio socio-sanitario lombardo con l’intento dichiarato di realizzare servizi migliori con minori costi ed arrivare ad una riduzione del carico fiscale per i contribuenti. L’impianto della nuova legge da un lato conferma la specificità lombarda della libertà di scelta nel pluralismo dell’offerta; dall’altro introduce il passaggio dal concetto di cura a quello di prendersi cura (ovvero il principio della presa in carico del paziente, già anticipato nel “Libro Bianco” di giugno 2014). La legge è stata approvata con il voto contrario del Partito Democratico, anche se molti degli elementi positivi portati avanti dalla Legge sono frutto di una discussione accesa e partecipata a cui il Partito Democratico ha contribuito in maniera sostanziale e fondamentale.

Ci riferiamo in particolare all’attivazione di un assessorato unico al Welfare che integri sanità e sociale, all’abbattimento dei costi dei ticket, alla ripresa della centralità della medicina territoriale come regia della salute dei cittadini. Su questo ultimo aspetto, in particolare, è fondamentale ribadire come poco sia stato ancora fatto perché all’approvazione della legge seguano le condizioni per la sua attuazione. In estrema sintesi, la Legge 23/2015 pone alcuni obiettivi di miglioramento dei Servizi per il cittadino tramite:

1) Integrazione tra Sanità e Sociale attraverso l’attivazione di un Assessorato unico al Welfare (come detto sopra, cosa da tempo richiesta dal centrosinistra).

2) Riduzione dei costi mediante il dimezzamento delle 15 ASL oggi esistenti in Regione Lombardia tramite la costituzione delle 8 nuove Agenzie di Tutela della Salute (ATS) che attueranno la programmazione definita dalla Regione, relativamente al territorio di propria competenza ed assicureranno, con il concorso di tutti i soggetti erogatori, i LEA e gli eventuali livelli aggiuntivi definiti dalla Regione con risorse proprie. L’erogazione delle prestazioni sanitarie e sociosanitarie continuerà ad essere assicurata dai soggetti accreditati e contrattualizzati di natura pubblica e privata. Ci preme sottolineare che le ATS si occuperanno solamente della programmazione e del controllo (in questo senso la modifica sostanziale, da Aziende ad Agenzie), mentre i servizi territoriali saranno effettuati direttamente dalle ASST (vedi punto 3).

3) Eliminazione delle Aziende Ospedaliere e creazione delle Aziende Socio-Sanitarie Territoriali (ASST) che incorporeranno la gestione delle Aziende Ospedaliere (Poli Ospedalieri Territoriali), e dei Presidi Socio Sanitari Territoriali, rispettivamente sotto la direzione di un direttore sanitario (ramo azienda ospedaliera) e di un direttore socio-sanitario (ramo azienda socio-sanitaria). Le due strutture avranno bilanci separati ma un unico Direttore Generale. Le ASST saranno 27. Rispetto a quanto era stato approvato in commissione, ne sono state aggiunte 5, tra cui la ASST di Crema.

4) Articolazione di ogni ATS in un numero di distretti pari al numero delle ASST. I distretti hanno competenza sul territorio corrispondente a quello del settore aziendale territoriale delle ASST. Sono previsti poi degli “ambiti distrettuali” che di norma dovrebbero avere una popolazione di non meno di 80.000 abitanti.

5) Nuove funzioni per i medici di medicina generale, che accompagneranno i pazienti nella loro storia clinica attraverso due nuovi tipi di struttura, Le AFT (aggregazioni funzionali territoriali) e le UCCP (unità complesse di cure primarie) per effettuare esami (anche strumentali) sul territorio e curare determinate patologie croniche.

6) Aumento dei controlli mediante l’istituzione dell’Agenzia di Controllo della qualità e della spesa, composta da esperti indipendenti e la separazione di programmazione e gestione.

7) Utilizzo di ARCA (Agenzia Regionale Centrale Acquisti) come centrale unica acquisti per gli appalti.

L’obiettivo, sulla carta, della norma dovrebbe essere quindi il superamento della frammentarietà dei servizi attuali, attraverso l’ omogeneizzazione dei servizi tra ospedale e territorio ed il riassetto delle funzioni orientato a nuove logiche di accompagnamento della persona. L’applicazione della nuova norma consentirebbe di apportare un importante risparmio economico che renderà disponibile risorse pari a oltre 300 milioni di euro per la riduzione ticket, liste di attesa e rette delle Residenze Sanitario Assistenziali (RSA). Riteniamo che nella nuova Legge siano presenti alcune criticità di fondo che le forze politiche e le Istituzioni, anche a livello locale, devono tenere in considerazione ed affrontare con la necessaria tempestività e determinazione per evitare che le buone intenzioni restino lettera morta sulla carta o, peggio, il sistema vada in crisi sin dalla fase di prima attuazione, vista anche la tempistica molto ristretta (avvio del nuovo sistema previsto per il 1/1/2016).

Quale assetto per il nostro territorio

Come assetto futuro per il nostro territorio la Legge 23/2015 prevede la costituzione dell’ATS Val Padana cui faranno riferimento le 3 ASST di Crema, Cremona e Mantova. Per il resto al momento non sono stati ufficialmente delineati alcuni aspetti cruciali quali la localizzazione della sede dell’ATS e la definizione delle zone di appartenenza dei distretti. A tale proposito, ci permettiamo di ribadire alcuni punti che riteniamo fondamentali.

I) Mantenimento della continuità dei servizi

Il Partito Democratico cremonese ribadisce che l’ obiettivo principale in sede di attuazione della riforma di legge deve essere l’assoluta continuità dei servizi erogati ai cittadini. I cambiamenti e le modifiche imposte dalla Legge non devono in alcun modo incidere sulla qualità e sulla quantità dei servizi erogati, se non in meglio. Il controllo delle conseguenze della applicazione della legge sui cittadini spetta in primo luogo alle forze politiche e in primo luogo al Partito Democratico.

II) Localizzazione della sede dell’ATS

La legge non indica criteri che possano orientare il processo di localizzazione della sede dell’ATS mediante una valutazione efficace che tenga conto di tutti gli aspetti logistici, economici, di efficienza e di efficacia. Si ritiene che una simile valutazione non possa non tener conto di una molteplicità di fattori quali, per esempio, la conformazione geografica dei territori interessati, il posizionamento “baricentrico” dell’Agenzia, la presenza di infrastrutture di servizio e di collegamento, nonché di altri indicatori che consentano di misurare l’efficienza dell’assetto organizzativo delle attuali ASL. Come già riscontrato in tema di accorpamenti di altri presidi di governo del territorio (Prefetture, Questure e Comandi dei Vigili del Fuoco), si rileva la necessità dell’apertura di un confronto serio che tenga conto di tutti gli aspetti logistici, geografici ed infrastrutturali, oltre che del criterio del numero di abitanti del capoluogo (e non solo del territorio provinciale che, peraltro, vede una differenza di circa 40.000 abitanti tra Cremona e Mantova), nonché di altri indicatori che diano evidenza dell’efficienza nella gestione dei servizi sul territorio secondo criteri di razionalità organizzativa, logistica ed economica.

In tal senso, pare del tutto evidente che anche Cremona possa rispondere ai requisiti ideali per la localizzazione della sede dell’ATS.

Innegabilmente, questo processo di riorganizzazione delle Agenzie sul territorio non può essere condotto a compimento senza tener conto dei nuovi assetti che il combinato disposto di Legge Delrio, legge Madia e Riforma Costituzionale in fase di attuazione porteranno nella configurazione dei nuovi enti di Area Vasta. Considerata la portata dei processi di cambiamento in questione, quindi, il Partito Democratico cremonese ritiene che sia necessaria una tempestiva e convinta presa di posizione delle forze politiche ed istituzionali di tutto il territorio affinché la definizione della sede dell’ATS non sia frutto di scelte inerziali ma di attente analisi di merito.

III) Configurazione dei distretti

Riguardo alla configurazione degli ambiti distrettuali si apre un secondo nodo, in quanto la loro area di appartenenza secondo i criteri indicati dalla nuova legge regionale non trova automatico riscontro nella situazione attuale in provincia di Cremona. Riteniamo quindi che tutti i Comuni del soresinese, del cremonese e del casalasco possano confrontarsi liberamente su un progetto di comune presenza nella ASST di Cremona e che per la definizione degli ambiti distrettuali debbano essere individuati criteri che tengano conto delle peculiarità territoriali, evitando tentazioni centrifughe dei territori che possano pregiudicare la tenuta complessiva del sistema e la continuità dei servizi sul territorio tramite scelte di reciproco indebolimento. Il rischio è che per alcuni territori l’ambito sanitario e l’ambito sociale insistano su ASST diverse, realizzando così nella pratica una separazione nella gestione dei programmi e delle risorse che è il contrario rispetto a quanto indicato nella Legge e richiesto anche dal Partito Democratico.

Quali altri nodi restano aperti

IV) Rappresentanza dei territori nel modello di Governance

Il nuovo impianto introdotto dalla Legge 23/2015 non sembra assicurare un’adeguata rappresentanza dei territori; non è chiaro come lo strumento consultivo dell’Assemblea dei Sindaci possa garantire efficacemente l’integrazione della rete sanitaria e socio-sanitaria con quella sociale, sia pur in raccordo con il previsto “dipartimento” e mediante lo strumento dei Piani di Zona, all’interno di ATS territorialmente così vaste (si pensi, per esempio, al caso dell’Agenzia Val Padana che interesserà un territorio che si estende dal cremasco alla provincia di Mantova). L’indeterminatezza delle competenze e del reale potere di influenza dei rappresentanti dei territori nei processi programmatori, rischia di essere puramente formale e di non garantire una efficace programmazione territoriale che possa valorizzare le buone prassi attualmente esistenti grazie a un diffuso tessuto di realtà virtuose.

V) Attuazione della Legge 23/2015: quale Piano Aziendale?

La nuova legge regionale si pone di raggiungere obiettivi di tutto riguardo in tempi estremamente ristretti. È forte la preoccupazione circa la difficoltà di far entrare a regime le nuove Agenzie senza un piano di riorganizzazione aziendale che tenga conto dei tempi e delle competenze. La legge di riordino necessita di essere declinata sotto il profilo operativo e le nuove Agenzie dovranno ridefinire contratti e rapporti con il personale e con tutti gli attori del sistema sanitario e socio-sanitario del territorio. Questo processo richiede una pianificazione condivisa con le rappresentanze politiche, sociali e sindacali per evitare di mettere in sofferenza l’intero comparto pregiudicando la continuità dei servizi o comunque delegandone la tenuta alla sola professionalità dei singoli dirigenti coinvolti.

VI) Presa in carico e ruolo dei medici di medicina generale

Il processo innescato con l’entrata in vigore della legge 23/2015 deve integrarsi con quello di riordino delle cure primarie includendo i medici di medicina generale, anello fondamentale di tutta la catena della presa in carico. A tal fine è imprescindibile l’allineamento con il livello nazionale, anche sotto il profilo della contrattazione collettiva, elemento che non pare rientrare nel cronoprogramma di attuazione della nuova legge.

Conclusioni

Con la nuova legge si vuole mettere mano all’attuale sistema sia negli assetti di governo regionale che sul territorio, definendo un nuovo modello che adegui il nostro sistema sociosanitario al contesto attuale (riforma del Titolo V) e lo proietti verso il futuro (Libro Bianco 2014).

La riduzione della centralità dell’Ospedale a favore del Territorio e un riassetto dell’organizzazione e delle funzioni orientata verso logiche di accompagnamento della persona sono passaggi necessari per una maggiore integrazione sul territorio delle strutture sanitarie con i servizi alla persona, attraverso nuovi modelli assistenziali e nuovi modelli organizzativi pensati per investire nella promozione della salute.

Tuttavia, per i vari motivi esposti, non pare che il processo attuativo della norma in atto sia realmente funzionale. Pertanto, il Partito Democratico di Cremona auspica che tutti i livelli politico istituzionali prendano pienamente coscienza della rilevanza di questo tema e aprano un costruttivo confronto con i livelli politici regionali e con i referenti delle nascenti agenzie affinché la loro nascita avvenga nel pieno rispetto di tutti i territori coinvolti, avendo a riferimento la garanzia della qualità complessiva dei servizi sanitari e socio-sanitari ed il pieno rispetto di tutte le categorie coinvolte.

Cremona, 6 novembre 2015

Riforma sanità. Alloni (PD): “è una grande incompiuta, migliorata dal lavoro delle opposizioni”

Nella riforma della sanità lombarda, che sarà approvata questa sera in Consiglio regionale dopo un lungo confronto, il Pd ha ottenuto ben sette delle dieci richieste di modifica avanzate alla vigilia dell’inizio della discussione in Aula. Il duro ostruzionismo delle opposizioni, che hanno presentato 25mila ordini del giorni e quasi tremila emendamenti, ha portato Maroni ad accettare di intavolare una trattativa che ha portato numerosi risultati.
Ecco i punti che sono stati recepiti:

1. I superticket su visite ed esami saranno modulati per reddito e saranno esenti i cittadini con reddito familiare fino a 30mila euro.
2. I manager sanitari non saranno più scelti liberamente alla Giunta ma la scelta dovrà avvenire all’interno di una short list (ampia da due a tre volte il numero delle figure da nominare) selezionata da una commissione indipendente secondo criteri di merito. Gli stessi manager saranno poi valutati attraverso indicatori di risultato che riguardano l’efficienza, la qualità dei servizi, la riduzione delle liste d’attesa e gli esiti sulla salute dei cittadini e non più esclusivamente il rispetto dei budget;
3. L’Agenzia di Controllo potrà verificare che l’appropriatezza delle cure effettuate. Sarà nominata dai gruppi di minoranza.
4. I DRG per le prestazioni più complesse saranno graduati secondo standard di qualità delle cure: le strutture saranno premiate o penalizzate in base all’adesione o meno a criteri che misurano le performance, i tempi di attesa e la qualità, premiando le migliori prassi e penalizzando le peggiori;
5. Le funzioni non tariffate (un miliardo di euro l’anno erogato secondo criteri discrezionali), alla base di molti scandali, saranno ridotte drasticamente, limitate ai pochi casi in cui la tariffazione è davvero impossibile.
6. Sarà incentivata la possibilità di prenotare visite ed esami, pagare il relativo ticket e ottenere i referti on-line, oppure direttamente in farmacia;
7. Sono stati reintrodotti i distretti sociosanitari, attraverso i quali i sindaci e le conferenze dei sindaci parteciperanno alla programmazione dei servizi sociosanitari del loro territorio. Tuttavia questi afferiranno alle ATS e non alle ASST, come avrebbe voluto il Pd.

Inoltre, sempre al tavolo tra i relatori e le opposizioni, sono stati inseriti in legge il piano regionale della prevenzione, che la prima formulazione cancellava, e l’osservatorio epidemiologico. Sono invece state respinte le proposte di cancellare le Ats in un’ottica di semplificazione e di istituire i piani sociosanitari territoriali.

Questo il commento del consigliere regionale del Pd Agostino Alloni: “Incassiamo alcuni risultati molto importanti, in primis la riforma dei ticket che saranno finalmente un po’ più equi, come il Pd chiede da anni. Avremo anche una sanità meno condizionata dalla politica e strumenti per scongiurare gli scandali del passato. Possiamo dire senza timore di smentite che il contributo dell’opposizione ha migliorato notevolmente il testo della maggioranza. Ma rimane una riforma a metà che non convince su molti punti, partita con grandi ambizioni ma alla fine la montagna ha partorito un topolino. Almeno per quanto riguarda il cremasco siamo riusciti comunque, a partire dal nostro primo emendamento, a raccogliere le istanze che arrivavano dal basso, correggendole appena in tempo: l’istituzione della Asst di Crema all’interno della ATS della Val Padana, è stata ottenuta, oltre che col nostro impegno, anche grazie al presidio dei sindaci che non hanno mancato di portare in Aula tutta la contrarietà del territorio sulla riorganizzazione della rete che avrebbe eliminato il distretto cremasco”.

Riforma sanità. ALLONI (PD): “GRAZIE ALL’OSTRUZIONISMO MIGLIOREREMO UNA RIFORMA CHE NON TENEVA CONTO DEI BISOGNI DEI CITTADINI E DEI TERRITORI”

“Grazie al fatto che il Pd e le opposizioni hanno presentato 24mila ordini del giorno e emendamenti, anche perché non è stato possibile il confronto in commissione, il risultato dato dall’ostruzionismo comporterà il miglioramento del provvedimento – ha detto il consigliere Pd Agostino Alloni – . Siamo stati costretti a usare questo sistema per confrontarci e siamo riusciti comunque a migliorare la legge. Se Maroni e il relatore della legge hanno accettato oggi dieci punti su cui lavorare insieme alla minoranza, significa che c’era un margine di miglioramento”.
Su Crema? E’ un fiume in piena Alloni: “Il Pd ha fatto la propria parte (con la presentazione di un emendamento a firma Alloni ndr) – puntualizza – insieme ai sindaci, la cui presenza in Aula durante 4 giorni di Consiglio regionale è stata evidentemente notata, tant’è che l’assessore Mantovani e alcuni consiglieri di maggioranza hanno cambiato parere su un ridisegno che inizialmente prevedeva, con la firma dell’Ncd, l’accorpamento dell’ospedale di Crema nell’Asst di Cremona e quindi la perdita della sua autonomia. E comunque, mi interessa certo che al cremasco venga riconosciuta l’autonomia ma sono nel contempo interessato a ottenere una legge all’altezza di una riforma, che tenga conto delle questioni fondamentali per i cittadini, ossia la revisione dei ticket per reddito, più controlli, l’abbattimento delle liste d’attesa, le nomine per competenza e non per appartenenza politica” conclude.

ALLONI (PD): “SERVE UNA ASST PER CREMA. ANCHE MANTOVANI SE N’E’ ACCORTO”

La riorganizzazione territoriale attuata dal sistema sociosanitario lombardo da Maroni potrebbe ancora essere rivista. Almeno per la provincia di Cremona. Su questo contano, con la loro presenza, i sindaci del cremasco che da due giorni presenziano alla discussione in Aula con la fascia tricolore.
“Crema deve essere autonoma – sentenzia il consigliere Pd Agostino Alloni – Sembra che se ne sia finalmente accorto anche l’assessore alla Sanità Mantovani, se oggi, nel suo intervento, a chiusura della discussione generale, ha richiamato la presenza dei nostri sindaci in Aula. Ricordo che il primo emendamento tra le migliaia che il Pd ha presentato è proprio quello che chiede di istituire, all’interno della ATS della Val Padana anche la Asst di Crema comprendente il territorio e i presidi ospedalieri costituenti il distretto ASL di Crema – specifica – questa riforma è monca. Come si fa infatti a parlare di aggregazioni territoriali se non si ragiona sulle aree vaste? Era opportuno partire proprio da questo. Si mettono insieme territori che nulla c’entrano l’un con l’altro. Cremona e Mantova non hanno niente a che spartire. La soluzione da portare a casa è quella di costituire almeno 3 Asst, Cremona, Mantova e Crema”.

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Area vasta e riforma della sanità. Il rischio dell’ennesima occasione persa! PD:” Garantire e rafforzare le strutture in ottica territoriale, oltre i confini provinciali.”

Nei prossimi giorni approderà in consiglio di Regione Lombardia la proposta di riforma della sanità.
Una proposta che si preannuncia essere di fatto una riforma parziale, in quanto non andrà ad affrontare i veri problemi della sanità lombarda e tra questi come garantire una sanità di qualità con risorse sempre più scarse; la Lombardia ha fatto esplodere la propria spesa sanitaria, scaricandola sulle spalle dei cittadini. C’è poi il tema dell’aumento della cronicità e dell’età dei cittadini lombardi, oltre che le questioni legate al rapporto con l’università, la salute mentale, la prevenzione, i controlli, i criteri di nomina dei direttori generali, i tempi di attesa, i ticket, il ruolo dei comuni, solo per fare alcuni esempi.
Oggi la commissione sanità ha approvato, con il voto contrario del PD, un testo che prevede modifiche all’organizzazione della sanità sui territori e si appresta a discutere una nuova suddivisione di ASL, che diventeranno ATS, e Aziende ospedaliere che verranno diminuite e trasformate in Asst!
Per il resto poco o nulla, se non dichiarazioni di principio. Il testo di legge uscito dalla Giunta rimane per lo più nel cassetto, come rimangono pesantemente intatte le divisioni all’interno della maggioranza.
Ma sulla geografia dei nuovi ospedali, con le otto Aziende Territoriali della Salute e le nuove Aziende Socio Sanitarie Territoriali, hanno marcato la loro contrarietà Forza Italia (che è il partito dell’assessore alla Sanità) e Fratelli d’Italia, che si sono astenuti, e anche Ncd, che pur votando a favore ha chiarito con il coordinatore regionale Alessandro Colucci, che entro il voto in Aula andranno apportate modifiche.

Come PD vediamo con grande preoccupazione questo scenario, in quanto il rischio è quello di mettere insieme aziende secondo i semplici confini provinciali, togliendo autonomie e mettendo insieme strutture che non hanno alcun senso stiano insieme. Tra queste il rischio è vedere accorpare le aziende delle province di Cremona con Mantova.
Lo scenario che si prospetta è far perdere autonomia alla azienda ospedaliera di Crema che, al contrario, non solo dovrebbe veder mantenuta la propria autonomia territoriale, ma che in un’ottica di area vasta potrebbe collegarsi con altre strutture come quella di Lodi, e non certo Mantova.
Il rischio vero è di approvare una riforma che, non solo non affronta i nodi veri, ma indebolisce ulteriormente le strutture sanitarie territoriali.
Il territorio della nostra provincia è stretto e lungo. Dal primo all’ultimo comune ci sono 160 km: va perciò considerata questa specificità. Occorre, dunque, mantenere l’autonomia dell’ospedale di Crema che copre metà degli abitanti totali della provincia per l’erogazione dei servizi sociosanitari, invece di pensare di tenere solo quello di Cremona come presidio di primo livello.
Come Pd siamo impegnati in queste ore a far comprendere le ragioni dell’intera provincia di Cremona, che può vedere in un assetto basato sul merito e sui dati, e non sulla banale comodità, un’opportunità di crescita.
Infatti una riforma vera avrebbe dovuto cogliere l’occasione del riordino delle province cominciando a riempire di contenuti, insieme ai soggetti interessati, il concetto di area vasta. Un concetto che secondo noi deve considerare la reale situazione dei territori in ottica programmatoria, utilizzando i confini provinciali per ragionare per davvero in una logica di area vasta e omogenea.

Matteo Piloni, segretario provinciale PD Cremona
Agostino Alloni, consigliere regionale PD

Cremona, 29 giugno 2015

Riforma della sanità da riscrivere. Alfieri (PD): “Dilettanti allo sbaraglio”

“Sono dilettanti allo sbaraglio. Una gestione così superficiale di una riforma tanto importante non si era mai vista. Ora si blocca tutto e non sarà facile per Maroni trovare un nuovo punto di equilibrio con una maggioranza sempre più divisa. E intanto i lombardi continuano ad essere alle prese con gli stessi problemi”.
Lo dichiara il segretario regionale del Pd Alessandro Alfieri a seguito della seduta odierna della commissione sanità del Pirellone, nella quale il presidente Fabio Rizzi ha ammesso che il testo di riforma approvato dalla giunta il 23 dicembre scorso non è conforme al regolamento consiliare (le cui modifiche, approvate a fine ottobre sono entrate in vigore dal primo gennaio) e pertanto non può essere incardinato. In altre parole, deve essere riscritto affinché sia in forma di modifica del testo unico della sanità anziché come testo autonomo, e deve essere corredato da una relazione di compatibilità economica che espliciti in modo dettagliato l’impatto economico.
“La maggioranza è implosa e con queste condizioni la riforma della sanità rischia di non essere incardinata mai – aggiunge Carlo Borghetti, capodelegazione democratico in commissione sanità -. Solo per scrivere una relazione degli impatti finanziari di un sistema così complesso, e con un bilancio ridotto, gli uffici dovranno fare un lavoro enorme, e al contempo occorre riscrivere tutto il provvedimento in forma di modifica del testo unico esistente. Un infortunio non da poco, che è sintomo di un malessere evidente nella maggioranza”, dice Borghetti.
“La maggioranza è divisa non solo su questioni formali ma anche sul metodo di lavoro con cui procedere – aggiunge la vicepresidente del Consiglio regionale Sara Valmaggi -. Il presidente Rizzi ha il dovere di proporre alla commissione un metodo di lavoro che sia trasparente e condiviso. Ricordo peraltro che c’è già depositato da luglio il nostro progetto di legge. Quando avremo il testo definitivo della giunta si facciano le audizioni, com’è logico fare”.