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25 APRILE. VIENI ANCHE TU!

Il 25 APRILE

A 70 anni dalla Liberazione

Un corteo festoso e pacifico attraverserà la nostra città.

Porteremo mille bandiere, mille colori per esprimere la nostra gioia per la Libertà riconquistata il 25 aprile 1945.

Ricorderemo i nostri Partigiani che hanno lottato per poterci consegnare un Paese DEMOCRATICO ed ANTIFASCISTA.

Cammineremo tutti insieme, uniti e solidali, accomunati dalla nostra Costituzione, nata dalla Resistenza, che valorizza le differenze e non ammette discriminazioni.

Canteremo e faremo festa nella nostra bella città guardando al futuro, insieme, con speranza e fiducia.

VIENI ANCHE TU!

NOI CI SAREMO, TI ASPETTIAMO!

Il corteo partirà da Piazza Risorgimento

(San Luca)

alle ore 10,30

LE ASSOCIAZIONI, I SINDACATI E I PARTITI DI CREMONA: A.N.P.I, A.N.P.C., A.N.D.A., ARCI, ASSOCIAZIONE 25 APRILE, ACLI, CGIL, CISL , UIL, SEL, FARE NUOVA LA CITTA’, PSI, RIFONDAZIONE COMUNISTA, PARTITO DEMOCRATICO.

Massima Fiducia al Presidente del Consiglio Comunale Simona Pasquali

La segreteria cittadina del Partito Democratico rinnova la propria fiducia nella figura del Presidente del Consiglio Comunale a seguito dell’iniziativa dei consiglieri Chiappani e Fiamma i quali mettono in dubbio con una mozione di sfiducia la correttezza del suo operato.

Una volta fuoriusciti dal gruppo consiliare del PD i due consiglieri, non potendo per ragioni regolamentari costituire un gruppo autonomo, sono confluiti nel “Gruppo Misto” trovandosi perciò assieme ad alcuni esponenti di altre forze politiche di opposizione che a loro volta avevano precedentemente abbandonato i gruppi nei quali erano stati eletti.

Appare del tutto evidente che ogni passaggio successivo sia stato studiato collegialmente dalla Presidenza del Consiglio e valutato alla luce degli aspetti regolamentari e giurisprudenziali come si conviene in questi casi.

In particolare non si capisce in che modo la Presidenza del Consiglio comunale, che ha sempre svolto la propria funzione nel rispetto del regolamento e senza mai venir meno alle proprie prerogative di garanzia dell’interesse generale, avrebbe potuto operare in modo strumentale o in ragione di quale presunto indirizzo politico di parte.

Segreteria cittadina Partito Democratico

DOCUMENTO “Verso l’istituzione del registro delle coppie di fatto a Cremona”

A seguire il documento “Verso l’istituzione del registro delle coppie di fatto a Cremona”, discusso ed approvato durante la Direzione cittadina del 5 marzo scorso.

Verso l’istituzione del Registro delle coppie di fatto a Cremona

Documento politico Direzione cittadina Partito Democratico

 Alcuni elementi di contesto

 Come noto, in risposta ad una mozione presentata lo scorso ottobre in Consiglio Comunale dal Movimento 5 Stelle relativamente alla trascrizione dei matrimoni tra persone dello stesso sesso contratti all’estero, i gruppi consiliari di Partito Democratico e Fare Nuova la Città hanno proposto un proprio Ordine del Giorno fondato su premesse più solide sia sotto il profilo giuridico che sotto quello del quadro valoriale di riferimento.

A seguito di un dibattito molto meno acceso rispetto alle aspettative mediatiche alimentate strumentalmente da alcuni esponenti dell’opposizione, nel corso della seduta del Consiglio dello scorso 9 dicembre 2015 il Consiglio Comunale ha approvato a larga maggioranza il documento.

Il dispositivo approvato agiva, in sintesi, su tre piani diversi:

Al primo punto si chiedeva al Sindaco di valutare, anche mediante approfondimenti sulla normativa vigente, la possibilità di effettuare la trascrizione dei matrimoni legittimamente contratti all’estero tra persone dello stesso sesso.

 Nel secondo punto si chiedeva, invece, di sollecitare attraverso gli opportuni canali istituzionali l’approvazione in tempi congrui di una legge dello Stato che possa dirimere ogni dubbio in materia.

 Nel terzo punto, il Consiglio Comunale impegnava il Sindaco e la Giunta:

“Ad individuare la commissione consigliare che, studiate e valutate le caratteristiche e le esigenze delle coppie di fatto a Cremona, scelga le forme più opportune di coinvolgimento della cittadinanza, al fine di offrire al Consiglio Comunale un’analisi compiuta della materia, in modo da aprire una discussione sull’istituzione presso lo Stato Civile dell’Anagrafe di Cremona di un registro delle coppie di fatto, redatto e tenuto in osservanza della normativa nazionale ed internazionale in materia di privacy e di tutela dei dati sensibili”.

 Si tralascia in questa sede l’approfondimento sui primi due punti, relativamente ai quali il Sindaco ha risposto il 22 dicembre 2014 con due lettere:

  • Nella prima, indirizzata al Presidente del Consiglio Matteo Renzi ed al Ministro dell’Interno Angelino Alfano, si sollecita il compimento dell’iter legislativo della norma in materia di unioni civili.
  • Nella seconda, indirizzata ai membri del Consiglio comunale, si sostiene principalmente l’impossibilità di dirimere le intricate questioni normative legate alla trascrizione dei matrimoni contratti all’estero da persone dello stesso sesso, pur ribadendo che “Cremona è pronta per un confronto alto e civile nelle sue sedi istituzionali e in tutta la città”.

Significativo, al fine del processo in atto è il paragrafo conclusivo della lettera che recita: “Affermo la soddisfazione profonda per l’altra decisione assunta dal nostro Consiglio Comunale, per la quale mi impegnerò: aprire, in città e nelle istituzioni, una stagione di confronto sulla possibilità di istituire un registro delle unioni di fatto. La commissione consigliare scelta e i movimenti politici studieranno la realtà, perché solo studiando la realtà e provando a capirne la complessità possiamo prendere decisioni. Sulla base di un lavoro serio di analisi della società, stiamo costruendo momenti di confronto tra pensieri anche differenti, culturalmente fondati, per arrivare insieme a fare scelte di civiltà. Tali scelte dovranno consolidare le reti di cura nella società, affermare il dovere di responsabilità nei confronti dell’altro e riconoscere i diritti delle persone. Si è aperta in città e nelle sue istituzioni una stagione che potrà essere bella e fruttuosa di confronto civile e serio per il bene della nostra comunità.”

 Per completezza, va evidenziato che il Consigliere Bonali di Energia Civile (lista costituita dai Partiti della sinistra cremonese in coalizione a sostegno di Galimberti Sindaco) aveva nel frattempo promosso un’iniziativa autonoma, depositando il testo di una mozione avente la finalità di introdurre direttamente il registro delle Coppie di fatto a Cremona mediante approvazione del regolamento mutuato dal percorso già seguito a Crema e supportato dalle trecento firme depositate in Comune. A seguito della discussione sull’OdG presentato da PD e FNLC, Bonali aveva poi deciso di ritirare la propria mozione riservandosi di depositare il testo del regolamento proposto direttamente in Commissione.

 L’avvio del percorso in Commissione:

 Lo scorso 18 febbraio 2015 all’Ordine del Giorno dei lavori della Commissione Trasparenza, Anticorruzione, Antimafia e Progetti Europei (avente per referente l’Ass. Rosita Viola, competente anche in materia di Servizi Demografici) è stato indicato anche il punto relativo all’avvio istruttoria registro coppie di fatto.

 La grande quantità degli oggetti in discussione non ha consentito di fatto la piena trattazione del punto; tuttavia, dalla comunicazione dell’Assessore Viola è emerso in modo chiaro che i dati presenti all’Ufficio Anagrafe non consentono allo stato attuale di scorporare dati precisi sulla dimensione del fenomeno.

Infatti, se nel Comune ci sono 2.576 famiglie nelle quali risulta esserci un convivente, è evidente che non in tutti i casi si tratta di coppie conviventi.

Inoltre il software attualmente in uso con la gestione dei rapporti di parentela rende impossibile distinguere le diverse tipologie di convivenza nell’ambito della famiglia.

 Tuttavia, la Commissione può acquisire i dati ISTAT ed, in particolare, quelli pubblicati recentemente nell’annuario statistico del Comune di Cremona i quali indicano al 31/12/2013, su una popolazione di 70.741 persone, un totale di 660 individui residenti in condizione di convivenza di cui 287 maschi e 373 femmine.

Inoltre, relativamente ai matrimoni celebrati nel comune di Cremona, lo stesso annuario statistico riporta alcuni dati interessanti relativamente alla tendenza in atto nella società cremonese:

ANNO MATRIMONI CELEBRATICON RITO RELIGIOSO MATRIMONI CELEBRATICON RITO CIVILE TOTALE MATRIMONI CELEBRATI
1999 207 78 285
2006 115 115 230
2013 85 127 212

Pur rimanendo, dal 1999 al 2013, il numero dei matrimoni sempre superiori a 200 nella città di Cremona, si evidenzia una tendenza di crescita delle unioni civili.

 Infine risulta interessante considerare anche che dal 2003 al 2013 il numero totale di figli naturali (sia riconosciuti da entrambi i genitori, che da uno solo) è passato da 108 (su un totale di 478 filiazioni legittime) a 186 (su 385 filiazioni legittime). Questo dato delinea un trend di crescita dei figli nati “al di fuori del matrimonio”, sia pur per la maggior parte all’interno di una coppia/famiglia.

 Le prospettive politiche

 Come dimostrato dal voto espresso in Consiglio Comunale, questa maggioranza vuole restituire un tema così delicato al lavoro di una politica seria e responsabile e che con consapevolezza e diligenza si riappropria di temi importanti per la vita dei cittadini e della tutela di alcuni diritti ormai imprescindibili.

Sono sempre di più le realtà del nostro territorio che attualmente non sono tutelate di cui è opportuno che la politica si faccia carico.

Assieme ai nostri alleati e – con spirito pluralista e di grande apertura – con la collaborazione di tutte le altre forze politiche sensibili a questo tema, dobbiamo ridare fiato alla politica che vuole praticare le strade del confronto democratico con spirito laico, dando voce ed ascoltando le opinioni di tutti, anche di chi dissente, per poi giungere in tempi congrui alla definizione degli strumenti più efficaci sotto il profilo amministrativo.

Il dispositivo approvato in Consiglio rende possibile l’apertura di un percorso di approfondimento in Commissione (Trasparenza, Anticorruzione, Antimafia e Progetti Europei), ovvero nel luogo più adatto ad affrontare temi che vanno analizzati, conosciuti e conseguentemente regolamentati in tempi e con modalità più adeguati rispetto a quanto si sarebbe potuto fare se il dibattito si fosse risolto esclusivamente nel voto del 9 dicembre.

L’impegno approvato può sembrare vago solo se letto fuori dal contesto in cui è inserito.

Infatti, le premesse del testo sono chiarissime in merito all’orizzonte culturale, politico e giuridico che il Partito Democratico esprime.

Il gruppo consiliare del Partito Democratico ha scelto di farsi carico della ricchezza del dibattito di quella larghissima parte della società che a gran voce chiede alla politica di riconoscere i propri diritti civili.

 Recentemente, anche tra le forze del centrodestra si sta profilando un mutamento di prospettiva riguardo a questi temi; esemplificativo è il passaggio tratto dalle premesse del DDL n. 1316 in discussione nella Commissione Giustizia del Senato, avente per relatori Sacconi, Bianconi, Chiavaroli e Mancuso (NCD-UDC): “Quello delle convivenze […] è un fenomeno in aumento che la giurisprudenza nel corso degli anni tende a riconoscere, adeguandosi alle modificazioni del costume e della cultura diffusa. Anche recenti provvedimenti legislativi, come l’equiparazione dei figli nati dentro e fuori il matrimonio seguono questa direzione. Una visione liberale della società concepisce uno Stato che entri il meno possibile nella vita delle persone: che, dunque, non invada con la sua potestà regolatoria la sfera dei liberi legami affettivi, ma si limiti a disciplinare e a dare forma giuridica alle unioni che rivestono una funzione sociale, e in quanto tali accanto al godimento di diritti contemplino l’adempimento di doveri e l’assunzione di responsabilità”.

 Oggi la Direzione del Partito Democratico cittadino ribadisce che il riconoscimento di diritti civili è un dovere che riguarda tutti, come dichiarato da tutte le leggi del nostro Paese, partendo dalla Costituzione della Repubblica fino ad arrivare allo Statuto del Comune di Cremona il quale sancisce che: “il Comune informa la propria azione ai principi di eguaglianza, di pari dignità sociale dei cittadini, del completo sviluppo della persona […] ispira la propria attività al principio di piena realizzazione dei diritti di cittadinanza, tutela i diritti dei cittadini; opera per il riconoscimento e la tutela dei diritti di cittadinanza […] per il superamento degli squilibri sociali esistenti nel proprio territorio e nella comunità nazionale”.

 Tutto ciò premesso, la Direzione del Partito Democratico con il presente documento:

  1. Si fa carico di promuovere il riconoscimento di diritti irrinunciabili, attuando misure che competono ad una amministrazione matura e responsabile che rimanga nell’ambito di valutazioni giuridiche ed amministrative.
  2. Ribadisce che lo strumento del registro delle coppie di fatto non è da intendersi in contrapposizione rispetto ad altre istituzioni al modello della famiglia tradizionale fondata sul matrimonio tra coniugi di sesso diverso, ma essenzialmente come uno strumento amministrativo da introdurre a garanzia del riconoscimento e della tutela dei diritti dei cittadini che presentano altre esigenze relativamente al modello di convivenza.
  3. Sostiene l’azione del gruppo consiliare al fine di giungere entro il corrente anno ad incardinare nell’Anagrafe dello Stato Civile il registro delle Coppie di Fatto, così da riallineare Cremona agli oltre 170 Comuni italiani che già l’hanno istituito, spesso assieme a quello dei testamenti biologici/dichiarazioni di volontà relative ai trattamenti sanitari.

Questo strumento risponde infatti alle esigenze di riconoscimento di diritti di tutte quelle persone che scelgono liberamente di vivere la propria convivenza con forme diverse da quella matrimoniale, a prescindere dal sesso e nel rispetto profondo della libertà di veder riconosciuti i vincoli affettivi e solidaristici come elemento fondante della convivenza stabile.

 Cremona, 5 marzo 2015

DOCUMENTO PIANO DI ZONA 2015-2017

A seguire il documento relativo al Piano di Zona 2015-2017, discusso ed elaborato nel gruppo politiche sociali e in Segreteria Cittadina e poi discusso ed approvato durante la Direzione cittadina del 5 marzo scorso.
Il documento verrà poi condiviso in Assemblea Provinciale.
Le istanze portate nel documento sono già state espresse all’assessore al welfare Mauro Platè e stiamo valutando il modo in cui renderle pubbliche.

I PIANI DI ZONA 2015-2017: SVILUPPO SOCIALE, EQUITA’ E COESIONE

La Direzione Cittadina del Partito Democratico di Cremona, sulla base dell’approfondita discussione e delle proposte formulate dalla “Commissione Politiche Sociali”, rende nota la propria posizione sulle tematiche sociali, generali e specifiche, da porre alla base dell’elaborazione del “Piano di Zona 2015-2017”.

L’appuntamento della stesura dei nuovi Piani di Zona assume un significato particolare nel contesto socio-economico attuale, contesto che mette a dura prova la stessa “tenuta sociale” delle nostre collettività. Sempre più evidente infatti è la forbice tra un contesto sociale segnato dalle difficoltà economiche e lavorative, che esprime quindi una domanda crescente, esigente e diversificata, e la possibile offerta, che vede risorse nazionali drasticamente ridotte e risorse comunali altrettanto scarse,  in relazione  alle manovre sulle finanze locali degli ultimi. Questa situazione impone alla politica un salto di qualità e una più forte capacità di scelta.

Certo negli anni scorsi i Comuni della provincia di Cremona, a conferma delle tradizioni di un territorio, hanno mostrato di saper “tenere” sul piano della difesa della spesa sociale: i 115 € pro capite medi sono tra i più alti della Lombardia, terzi dopo Milano e Monza, ma molti problemi restano ed esigono risposte “nuove”.

La finalità principale dei nuovi piani di zona deve essere la tutela dei diritto all’uguaglianza tra le persone che vivono sul territorio, indipendentemente da quale sia il Comune nel quale risiedono.

Le profonde differenze, di quantità e qualità dei servizi di cui possono usufruire, unitamente alla disparità di costi, distorcono e sviliscono il principio di “pari opportunità” e non possono più essere portate avanti.

Certo, il cambiamento deve essere apportato e supportato in maniera graduale, operando concretamente in ciascuno dei nostri Distretti prima, tra i diversi Distretti subito dopo e così via, con consapevolezza delle difficoltà che si potranno evidenziare, ma con estrema determinazione. In questo contesto il ruolo del Comune di Cremona diventa fondamentale, per tornare ad esercitare una funzione di traino e di leadership strategica per il territorio.

In quest’ottica, i democratici cremonesi offrono al dibattito e all’approfondimento politico la proposta di cinque obiettivi:

1.Riequilibrio tra le risorse programmate e gestite a livello comunale e quelle  programmate e gestite a livello distrettuale.

Attualmente, a livello provinciale, solo il 25% delle risorse viene programmato e gestito a livello distrettuale; ciò comporta, inevitabilmente, il rischio di grandi differenze tra un Comune (e/o una aggregazione di Comuni) e l’altro.

Il nuovo piano, a nostro avviso, deve prevedere obiettivi numerici precisi al riequilibrio (a titolo esclusivamente esemplificativo, portando la spesa “associata” al 35% il primo anno, al 45% il secondo, il 55% alla fine del terzo), individuando modalità e meccanismi operativi.

2.Il nuovo ISEE, primo, fondamentale banco di prova.

Nato come strumento di equità, di coesione e di cittadinanza a livello nazionale (Livello Essenziale delle prestazioni sociali), non è pensabile che possa diventare prigioniero della frammentazione comunale (attualmente sono presenti 115 ISEE).

Questa, cercando di conciliare prudenza, gradualità, necessità di sperimentazione, la nostra proposta per una regolamentazione (quantomeno) distrettuale:

  • affermazione del principio di “universalità” degli accessi, col solo limite, se e quando necessario, del rispetto del patto di stabilità;
  • adozione del “metodo della progressione lineare”, ritenuto in linea di principio il metodo in grado di garantire la maggiore equità, per la gran parte dei servizi soggetti ad ISEE, a partire ovviamente da quelli particolarmente onerosi per il singolo destinatario (ad esempio: sostegno economico, asili nido, accoglienza residenziale minori, assistenza domiciliare anziani e disabili, centri socio-educativi, centri diurni disabili, servizi formazione all’autonomia, comunità alloggio disabili, integrazione R.S.A., centri diurni integrati);
  • adozione del “metodo a scaglioni” praticamente solo per servizi dal costo relativamente limitato, “forbice” di co-partecipazione da parte del Comune sostanzialmente ristretta, alto numero di utenti che renderebbe amministrativamente complicato l’applicazione del metodo lineare (ad esempio: mense scolastiche, trasporto scolastico, pasti a domicilio);
  • definizione di quota minima per tutti i servizi che inducono un “risparmio” nella vita domestica familiare, ad esempio perché il servizio comprende il pasto (asili nido, mensa scolastica, trasporto scolastico, centri diurni estivi, pasti a domicilio, C.S.E., C.D.D., S.F.A., C.D.I.);
  • definizione a livello distrettuale, servizio per servizio, di ipotesi medie di soglie, formule di progressioni lineari o di scaglioni, quote minime di partecipazione;
  • definizione del “range” di scostamento (in più o in meno) dalle ipotesi medie formulate, all’interno del quale i Comuni, secondo il Distretto, dovrebbero, nella loro autonomia, decidere di mantenersi (ad esempio: 15% il primo anno, 10 % il secondo, 5% il terzo).

3.Avvio di nuovi approfondimenti in tema di “dimensione”

Quello della programmazione locale in dimensione sovradistrettuale è un tema decisivo per migliorare qualità, efficacia, efficienza.

La Regione, giustamente, lo indica come prioritario nelle Linee Guida, tanto da prevederlo come criterio di premialità in caso di progetti sovra-distrettuali. Non è certamente un tema semplice, ma è necessario iniziare ad affrontarlo, individuando possibili sperimentazioni.

4.Miglioramento delle conoscenze e ri-composizione

Lavorare in un’ottica di moderno welfare territoriale significa programmare il miglioramento della conoscenza del contesto economico e sociale, leggere i bisogni – e non solo la domanda – dei singoli e delle famiglie, ri-componendo i settori di intervento, sociale e sanitario innanzitutto, ma anche riguardanti lavoro, casa, scuola…un welfare che agisca rafforzando le risorse individuali delle persone e le loro competenze sociali, integrando risorse e opportunità.

L’obiettivo  della ricomposizione delle conoscenze,  dei servizi e delle risorse  si raggiunge mediante la partecipazione attiva e continuativa di vari attori del sistema di welfare, pubblico e privato, in un ottica di welfare comunitario a forte regia pubblica. Fondamentale la valorizzazione di un nuovo ruolo del terzo settore, non più solo considerato come un soggetto erogatore ma come un partner affidabile con cui programmare e gestire le politiche in un’ottica di co-progettazione e corresponsabilità dei rischi e dei benefici della collettività. Un welfare, in altre parole, non solo “riparativo” ma “generativo”, centrato sulle capacità, finalizzato ad essere motore di investimento e trasformazione sociale.

Nell’ottica delle programmazione politica sul welfare locale, pensiamo che il Partito Democratico, fin dalle fasi della progettazione sul welfare, debba stimolare e tenere in considerazione gli apporti che possano venire dalle associazioni del terzo settore, per  attuare percorsi di vero coinvolgimento, rispettosi e valorizzanti di quanti offrono servizi alle persone lavorando in organizzazioni del privato sociale.

5.La governance

Un quadro nuovo e ri-compositivo significa un sistema di relazioni più evoluto e maturo tra Regione, ASL e Comuni.

Spunti significativi, a volte interessanti, sono stati offerti dalla Regione, con l’indicazione di strumenti quali il rapporto paritario, il fondo indistinto, lo sviluppo e il consolidamento della Cabina di Regia.

Ma anche il territorio deve fare un salto di qualità, cominciando dal praticare, con spirito e criteri nuovi, gli strumenti di governance.

A partire da quelli esistenti; a partire dal Consiglio di rappresentanza dei Sindaci del quale va probabilmente ripensata la composizione con l’obiettivo di farne uno strumento stabile e continuativo di lavoro in corso d’anno, con persone che conoscano e seguano assiduamente queste tematiche, in grado di affiancare ai confronti tecnici una vera visione politica. È necessario in questo senso far sì che la modalità di collaborazione tra ASL ed Enti Locali consentano alle competenza che sono maturate nei diversi ambiti di incontrarsi e potenziarsi a vicenda, così che i comuni mantengano anche nel confronto con la ASL il ruolo di attori politici, dal quale non si può prescindere.

PILONI E GALLETTI: COMUNICATO CONGIUNTO SU USCITA CONSIGLIERI FIAMMA E CHIAPPANI

C’è un punto fondamentale, di sostanza e di forma, che forse sfugge ai due consiglieri comunali eletti nella lista del PD che hanno deciso di uscire dal gruppo consiliare.

Il miglior modo per sostenere Matteo Renzi, il nostro segretario nazionale, e il progetto del PD, che va oltre il segretario pro-tempore, sta proprio nel sostenere il Pd nel suo interno, in ogni sua forma ed espressione, negli organismi di partito e in consiglio comunale che, vale la pena ricordarlo, è l’espressione del PD nelle Istituzioni. All’interno del PD non mancano spazi. Anzi.
Sostenere Renzi, da iscritti del PD, e uscire dal gruppo consiliare è un controsenso davvero difficile da comprendere.
Nessun anatema, nessuna minaccia di espulsione.
Chi sceglie di costruire altri spazi fuori dal PD, semplicemente, è in contraddizione con il PD stesso, per cui decide di chiamarsi fuori.
E’ una scelta, legittima seppur incomprensibile per noi quanto per gli elettori. E ci dispiace di tale scelta.
E’ vero, il codice etico vale per tutti, nella forma, all’atto della sottoscrizione, così come nella sostanza, negli atteggiamenti e nei comportamenti.
Non è costruendo una nuova “corrente” che si costruisce il dibattito interno, soprattutto quando si decide di chiamarsi fuori.
Matteo Piloni – segretario provinciale PD
Roberto Galletti – segretario cittadino PD