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Esodati. La dichiarazione dell’On. Cinzia Fontana in aula sulla ulla proposta di legge riguardante la salvaguardia di altri 32.000 esodati

Signor Presidente, colleghe e colleghi, rappresentanti del Governo, sono 32.100 le persone che noi oggi mettiamo in salvo grazie a questo provvedimento sulla sesta salvaguardia che stiamo per approvare. La si giri come si vuole, si scarichino pure sul PD tutte le responsabilità, ma noi oggi non proviamo alcun imbarazzo, perché ci si serve del popolo quando lo si prende in giro e non si danno le risposte. Noi, oggi, con il nostro voto favorevole, stiamo dando, invece, una risposta concreta, positiva, ad altri 32.100 donne e uomini di quella vasta platea che cade sotto il nome di esodati, arrivando così ad un numero complessivo di 170 mila soggetti salvaguardati dagli effetti della manovra Fornero.
“La più viva gratitudine per questo nuovo importante risultato”, ci è stato scritto in questi giorni da uno dei comitati degli esodati, “perché altre 32.100 famiglie ritrovano quella serenità che un gesto ingiusto aveva loro tolto.” Più di tante parole, è un messaggio come questo a riempire di senso positivo questo ulteriore passo avanti che stiamo compiendo.
Vi è, inoltre, un altro elemento positivo che voglio sottolineare, che ha a che fare con la certezza delle risorse. Un risultato né banale né scontato, frutto di un’azione determinata e convinta portata avanti dal gruppo del PD in questi anni, e dobbiamo dare atto al Ministro Poletti di avere condiviso con noi questo percorso.
Si tratta del fatto che abbiamo messo in pratica l’obiettivo di utilizzare tutte le risorse accantonate per le salvaguardie e di reimpiegare gli eventuali risparmi per le stesse finalità. Lo scarto, infatti, tra il numero dei pensionandi previsti e quelli effettivamente registrati viene destinato esclusivamente alla salvaguardia di altri soggetti, e questo, lo abbiamo detto, deve valere anche in futuro.
Per questo abbiamo ottenuto che nella proposta venisse inserito il tavolo di confronto annuo con un contatore della certificazione e delle risorse impiegate, così da verificare e tenere sotto controllo eventuali risparmi da utilizzare.
È proprio questo impegno, del resto, ad essere la dimostrazione che per noi la partita non è chiusa, perché per noi quelle risorse, appunto, devono essere stanziate per quelle motivazioni, perché sappiamo che alcune questioni rimangono aperte e ancora senza soluzione, lo hanno detto bene la nostra relatrice, l’onorevole Gnecchi, tutte le colleghe che sono intervenute ieri e il presidente della Commissione Damiano questa mattina. Questioni legate ad errori nella «manovra Fornero», ad esclusioni incomprensibili, ad incongruenze. Questioni legate ad interpretazioni, anche particolarmente restrittive, da parte dei decreti attuativi del Governo e dell’INPS attraverso l’introduzione di limiti aggiuntivi non previsti dalla legge e dalla volontà del legislatore nel definire i criteri di salvaguardia.
Rifacciamola, colleghi, la drammatica storia di quei mesi dell’autunno 2011, ma non bariamo per favore. Ripercorriamo fino in fondo quel 2011, dall’inizio alla fine, perché la fine – è vero – di quell’anno è stata la «manovra Monti» con lo spread in quei giorni a livelli di guardia ormai ampiamente superati, in una condizione del Paese a rischio pagamenti delle pensioni e degli stipendi pubblici. Una manovra che conteneva appunto l’articolo sulle pensioni in un decreto convertito in legge in 16 giorni, due settimane tra Camera e Senato per l’approvazione; questo dà il senso del contesto in cui ci trovavamo.
Ma ricordo, lo ricordo soprattutto ai colleghi della Lega, che solo pochi mesi prima il Governo PDL-Lega, in quell’estate, approvava due manovre. Manovre che, purtroppo, due mesi dopo eravamo punto e a capo. Ma quelle manovre erano tutte scaricate sugli anni successivi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), in particolare – lo ricordo – a partire dal 2013. Quindi, ne stiamo pagando le conseguenze oggi, tutte scaricate sugli enti locali, tutte scaricate sull’aumento della tassazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Ecco perché gli 80 euro sono per noi una restituzione, un primo segno di redistribuzione a chi ha maggiormente sostenuto il peso della crisi. Altro che spot elettorale, onorevole Fedriga ! Gli spot elettorali li lasciamo a chi diceva, prometteva e non faceva (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
I lavoratori quegli 80 euro li stanno regolarmente prendendo da due mensilità e continueranno a prenderli il 27 di ogni mese fino a dicembre. Ed è particolarmente fastidioso questo tentativo di mettere gli uni contro gli altri, di far credere che le risorse per gli 80 euro avrebbero potuto essere destinate, invece, agli esodati, perché lo sappiamo che ciò non era possibile.
Così come è particolarmente fastidioso far passare l’idea che stiamo contrapponendo gli esodati ai cassintegrati.
Noi, sul tema del sistema previdenziale e del suo impatto sulla vita delle persone continueremo a lavorare da subito. Dalla relatrice alle colleghe del PD, tutte lo hanno ribadito: andiamo avanti lungo due direttive; da una parte, il tema esodati e il cercare di reperire le risorse per coprire appunto quelle ancora mancanti, dall’altra, quella soluzione strutturale che tenga conto delle situazioni socialmente più delicate di coloro che perdono il lavoro, ma che con gli ammortizzatori non riescono a raggiungere la pensione.
Il Ministro Poletti ha dichiarato che sta lavorando su possibili soluzioni. Noi abbiamo proposte in Commissione. Ci confronteremo, valuteremo e, come sempre, il presidente garantirà un’ampia discussione sul tema. Lo diciamo da subito, però, come gruppo PD: con particolare attenzione alle donne, doppiamente penalizzate (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Perché c’è il tema delle nate classe 1952, dell’opzione donna, della falsa progressività dell’aumento dell’età pensionabile, della pensione di vecchiaia e del suo impatto. Non li affronto, rimandando a tutti i puntuali interventi dell’onorevole Gnecchi su questo tema. Per le donne, però, si intreccia anche il tema di un Paese in cui il tasso di occupazione è fermo solo al 46 per cento, in cui ancora troppo ingiustamente ampio è il divario del trattamento retributivo, a parità di mansioni, tra uomo e donna e in più l’opportunità di lavoro e di carriera sono tuttora troppo impari. Tutti elementi che pesano negativamente nella vita delle donne in età lavorativa, ma che poi hanno un impatto doppiamente negativo anche sulle loro pensioni. Un’ingiustizia doppiamente intollerabile.
Questa sarà la discussione che dovremo fare, che misureremo e ci misureremo con il mondo del lavoro oggi, perché non sembra in grado di mantenere al lavoro gli anziani e contemporaneamente lascia fuori così tanti giovani e perché dentro una crisi prolungata si è messo in drammatica evidenza come la rigidità oggi delle regole pensionistiche stia creando per molti lavoratori un’area grigia senza lavoro e ancora senza pensione.
Chiudo, signor Presidente, dichiarando il nostro voto favorevole, con la soddisfazione che il PD sta dando risposte e serenità ad oltre 32.100 famiglie. Sì, lo voglio dire, è una scelta politica, è una scelta politica spiegata bene questa mattina dal presidente Damiano, con l’impegno, però, anche a proseguire sul percorso di una soluzione strutturale del problema. Infatti, i sistemi di welfare, di protezione sociale, di previdenza devono garantire sicurezza economica e sociale, serenità e dignità, perché il benessere individuale diventi a tutti gli effetti benessere collettivo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Congratulazioni).

Consumo di suolo, il Pd avverte: “Se non arriva il testo della maggioranza usciamo dal gruppo di lavoro”

“Non ha più senso la presenza del Pd in un gruppo di lavoro che ha ben poco lavoro da fare. E sicuramente non per nostra responsabilità. Giovedì prossimo convocherò il tavolo di lavoro sul consumo di suolo se in quella occasione la maggioranza non avrà trovato un accordo e quindi un testo sul quale iniziare un confronto rimetterò il mandato da coordinatore”. Ad annunciarlo il consigliere regionale del PD Agostino Alloni oggi pomeriggio in commissione Territorio intervenuto ad inizio seduta per polemizzare contro la maggioranza che ad oggi, ancora, non è riuscita a trovare un accordo. “Siamo fuori tempo massimo – precisa – Avevamo deciso congiuntamente tempi e modi per l’iter di questo progetto di legge ma le frizioni all’interno della maggioranza hanno interrotto da un mese i lavori. Le rassicurazioni di Maroni lasciano il tempo che trovano, non sarebbe per altro la prima volta che le sue dichiarazioni vengono smentite il giorno dopo. I tempi slittano ancora: dall’8 luglio siamo passati al 15 luglio ma non ho timore a dire che sicuramente prima di settembre su questo tema non si muoverà una foglia”.
Rincara la dose il capogruppo del Pd in commissione Territorio Jacopo Scandella: “Noi non ci stiamo a fare la comparsa su un tema che per noi è fondamentale. Sappiamo che l’argomento è complesso ma da qui a non lavorare proprio c’è una bella differenza. La verità è che la Giunta Maroni non ha la capacità di superare questo stallo nella sua stessa maggioranza.”

Alloni (PD) : “L’Aula impegna la Regione ad attivarsi per il completamento della Paullese e per il prolungamento della metro di San Donato”

Questo pomeriggio il consiglio regionale ha approvata all’unanimità una mozione relativa al finanziamento dei lavori di completamento della ex Paullese, tra Zelo Buon Persico e Spino D’adda, cioè il tratto che non ha ancora la copertura economica e al conseguente prolungamento della Metropolitana da S. Donato a Paullo. Soddisfatto il consigliere regionale del Pd Agostino Alloni, primo firmatario del documento, che da tempo lamentava notizie incomplete e contrastanti sul completamento di questa opera viabilistica e di quelle connesse alla ex statale.

“Dopo anni di silenzio – dichiara Alloni – finalmente ripartono i tavoli di lavoro per il prolungamento della metro da San Donato a Paullo, quello previsto dal protocollo Tem, e il tavolo con il Governo per discutere delle risorse necessarie per completare l’ultimo pezzo della Paullese. In questi anni ciò che è mancato è qualcuno che facesse da regia tra le diverse parti interessate. Parliamo di 50 comuni, le tre province di Milano, Cremona e Lodi, ed il Governo. Con la mozione chiediamo alla Regione di riprendere in mano il suo ruolo e coordinare questa ultima fase per il completamento dell’opera. Un’opera che il territorio aspetta da troppo tempo”.

Bernardini:”Anche il PD di Cremona contro la soppressione del Tar di Brescia”

Il Partito Democratico delle province di Brescia, Bergamo, Cremona e Mantova,
esprime preoccupazione per l’annunciata soppressione della sezione staccata del TAR della
nostra città, disposta dal decreto legge approvato dal C o n siglio dei M i nistri di venerdì 13
giugno con decorrenza dal 01 ottobre 2014.
Un provvedimento non preceduto da alcun approfondimento, frutto della metodologia
dei c.d. “tagli lineari”, che spesso ha dimostrato scarsa efficacia, anche sul piano del risparmio di spesa,
ed anzi che rischia di essere forviero di aumenti di spesa (si pensi ai maggiori costi che dovranno
affrontare le pubbliche amministrazioni, cittadini ed imprese per una giustizia più lontana).
E’ certo che questa scelta rende più difficile l’accesso alla giustizia amministrativa in una
fase in cui si afferma di voler combattere corruzione e sprechi, la si rende più lenta e farraginosa, sopprimendo sezioni attive ed efficienti, come quella di Brescia.
Questa sede tratta il contenzioso relativo ad opere pubbliche e relativi appalti (Expo2015
per le provincie di competenza, BRE-BE-MI, linea ferroviaria alta velocità Milano – Venezia,
Aeroporto di Bergamo), due siti di bonifica ambientale di interesse nazionale (Brescia – Caffaro e Laghi
di Mantova – polo chimico), provvedimenti connessi all’immigrazione in uno degli ambiti
territoriali a maggiore densità del fenomeno, solo per citare le materie di maggiore interesse. Tutto
ciò sarebbe destinato a gravare ulteriormente sulla sede milanese, già d i per sé sovraccarica di
lavoro e che ben poco ausilio riceverebbe dal trasferimento dei pochi magistrati e impiegati in
servizio nella sezione bresciana (di cui da tempo si attende inutilmente il completamento degli organici).
La Sezione staccata di Brescia, la cui competenza si estende anche alle provincie di
Bergamo, Cremona e Mantova, in perfetta corrispondenza con il distretto della Corte d’Appello
di Brescia), ha da sola un volume di contenzioso superiore a molti Tribunali regionali: con riferimento
agli ultimi dati disponibili per un confronto (2012; fonte PubblicaAmministrazioneStat) davanti al
TAR di Brescia sono stati depositati 1417 ricorsi (su 4580 totali del TAR Lombardia) contro i 1233
del TAR Piemonte, i 1324 del TAR Liguria, i 1088 del TAR Sardegna, gli 871 del TAR Marche, i 726
del TAR Umbria, senza considerare i numeri assai minori dei Tribunali di Aosta, Bolzano, Trento,
Trieste, Campobasso e Potenza, e praticamente in linea con il TAR Abruzzo (1449) e poco al di sotto
del TAR Emilia Romagna (1638), peraltro anch’esso articolato su due sedi (Bologna e Parma, parimenti
destinata alla soppressione) e del TAR Veneto (1934) (fonte Camera Amministrativa Distretto
Lombardia Orientale).
Nonostante su dieci magistrati previsti in organico ne siano presenti soltanto sette, la
sezione staccata di Brescia (articolata da alcuni anni in due sezioni interne) ha finora garantito
un’efficienza che si manifesta nella riduzione di circa un quinto del contenzioso pendente, conseguita tra
il 2012 e il 2013, dovuta in parte al calo dei nuovi ricorsi (fenomeno peraltro condiviso a livello
nazionale), ma anche e soprattutto al numero di processi definiti (oltre duemila nell’arco dell’anno, su
un totale di circa cinquemila pendenti alla fine del 2012).
Per tutti i motivi esposti e per garantire anche agli avvocati un accesso razionale al sistema giustizia (si
pensi non solo alla sede della Corte d’Appello a Brescia, ma anche al Tribunale dei Minori e al Tribunale
delle Imprese presso il Tribunale di Brescia) si propone che vengano mantenute le sedi staccate dei TAR nelle città che sono distretto di Corte d’Appello.
In questo modo riteniamo si possa garantire sia il risparmio di spesa, sia una razionale riorganizzazione
degli uffici, garantendo lo standard qualitativo del servizio, sul presupposto che mettere a disposizione
risorse per la giustizia, non è un costo, ma un investimento per il Paese.

Piergiuseppe Caldana – Responsabile Dipartimento Giustizia Brescia
Laura Rossoni – Responsabile Dipartimento Giustizia Bergamo
Elena Bernardini – Responsabile Dipartimento Giustizia Cremona
Massimiliano Montagnini – Responsabile Dipartimento Giustizia Mantova

Michele Orlando – Segretario Provinciale PD Brescia
Gabriele Riva – Segretario Provinciale PD Bergamo
Matteo Piloni – Segretario Provinciale PD Cremona
Antonella Forattini – Segretario Provinciale PD Mantova

SOPPRESSIONE TAR

Paullese, Alloni (PD): “La Giunta mantenga gli impegni per finanziare i lavori tra Zelo Buon Persico e Spino d’Adda e il prolungamento della M3”

Oggi (martedì 1 luglio) in Aula si discuterà una mozione depositata dal consigliere regionale del Pd Agostino Alloni in merito al finanziamento dei lavori di completamento della ex Paullese, tra Zelo Buon Persico e Spino D’adda, e al conseguente prolungamento della Metropolitana da S. Donato. “Ad oggi abbiamo notizie incomplete e contrastanti sul completamento di questa opera – dichiara Alloni – sono ormai trascorsi 17 anni dall’approvazione del protocollo “Paullese” e molti soldi sono stati spesi per le diverse fasi del progetto e per altre opere viabilistiche connesse alla stessa ex statale. Nessuno parla più del prolungamento della M3 e si ha la netta sensazione che gli impegni presi e i soldi spesi per il progetto definitivo siano finiti nel nulla e questo sarebbe un grave errore anche in considerazione dell’ Expo”. Le richieste formulate attraverso la mozione sono sostanzialmente tre. “Chiediamo alla Giunta di riconvocare il tavolo dell’Accordo di Programma della TEEM per confermare, rafforzare e mantenere gli impegni presi sugli interventi di integrazione delle reti viarie, ferroviarie e metropolitane, finalizzate al potenziamento del sistema della mobilità nell’est milanese e nel nord lodigiano attraverso il prolungamento M3 fino a Paullo e Zelo Buon Persico. Inoltre chiediamo di riaprire il tavolo regionale sul trasporto Pubblico lungo l’asta Paullese già previsto dai diversi protocolli d’intesa fra i diversi Enti e di reperire le risorse necessarie per completare i due lotti dei lavori rimasti senza copertura finanziaria. Parliamo del secondo lotto secondo stralcio dei lavori di raddoppio fino a Zelo Buon Persico e la successiva realizzazione del ponte sull’Adda, senza i quali si creerà un imbuto di traffico attorno agli abitanti dei due comuni interessati dall’opera. Occorrerà infine trovare le risorse locali necessarie per sbloccare il parere negativo della Corte dei Conti che consentano di richiedere l’indispensabile compartecipazione economica del Governo nazionale”.