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Elezione Presidente della Repubblica, Pizzetti (PD): “Grazie Mattarella. Il governo prosegua il suo cammino senza più scossoni”

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella è stato rieletto a larghissima maggioranza per un secondo mandato come Capo dello Stato. Un grande e doveroso ringraziamento per la disponibilità ad accettare il nuovo mandato è stata espressa da tutti gli esponenti del Partito Democratico, a partire dal segretario nazionale Enrico Letta che ha così rivendicato il risultato finale: “La rielezione di Mattarella è stata la migliore delle soluzioni possibili, al punto in cui si era giunti, per garantire la stabilità del Paese e l’azione di governo. La saldezza e l’unità del Partito Democratico sono state poste al servizio della Repubblica e delle istituzioni per arrivare ad un esito positivo del difficile passaggio di questa elezione“.

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Vittore Soldo: “Il PD sostiene il nuovo governo. Pizzetti? Anche lui ha espresso consenso per l’operazione politica”

Il segretario provinciale del Partito Democratico Vittore Soldo è intervenuto, con un comunicato alla stampa locale, sulle vicende della formazione del nuovo governo, chiarendo la posizione ufficiale della federazione cremonese. Anche sulla questione del mancato voto di fiducia da parte del deputato Luciano Pizzetti il segretario ha precisato che per i parlamentari non esiste il vincolo di mandato e che, comunque, lo stesso Pizzetti ha ribadito il suo consenso per l’operazione politica, avendo riserve solamente sulla composizione della squadra.

Ecco il comunicato integrale di Soldo:

E’ finalmente cambiato il corso di questa legislatura: con la fiducia votata nelle due camere possiamo ricominciare da dove l’Italia si era fermata il 4 marzo 2018 e riprendere a risalire la china della crescita, seppur nel frattempo, il governo giallo-verde, abbia fatto di tutto per invertire numeri e tendenze che i Governi Renzi e Gentiloni erano riusciti a innescare. Non lo dico con vena polemica ma per dare la giusta importanza all’oggettività dei dati numerici di crescita di un paese: nell’arco di questo ultimo anno e mezzo, l’Italia ha perso terreno e oltre ad un contesto economico europeo e internazionale non così favorevole, l’azione di Governo messa in campo da Salvini e Di Maio non solo non ha portato a fare in modo che l’Italia tenesse testa alla stagnazione ma ha addirittura fatto in modo che tutti gli indicatori di crescita, fossero negativi: abbiamo perso terreno, siamo meno competitivi nel contesto internazionale e perdiamo fiducia come paese su cui investire.

Vorrei però fare un passo indietro e riportare tutti ai primi di agosto di quest’anno, dove un senatore della Repubblica italiana che da 26 anni, vive “nelle” e grazie alle Istituzioni di questo paese perché giustamente votato, apriva la crisi di Governo dal bagno 41 di una spiaggia romagnola. Nessun commento sulla forma e le modalità: è giusto che ognuno scelga da chi e come essere rappresentato. La questione vera che sarebbe interessante chiedersi e che si chiedono tutti è il perché di un gesto tanto inaspettato quanto incomprensibile. Ecco, in merito a questo non avrei grandissimi dubbi: quando si subordina la Politica alla propaganda, arriva il momento in cui, ad un aspirante Premier o uomo di governo, manca la capacità ed il coraggio di vera proposta perché si rende conto che se potesse fare quello che ha promesso nella sua eterna e controversa campagna elettorale, scasserebbe un paese così come purtroppo ha fatto in poco che è stato al Governo. Da tutti i punti di vista: sociale, di tenuta democratica, dal punto di vista economico. Salvini più che aver aperto la crisi con il Movimento 5 Stelle ha in realtà aperto la crisi con sé stesso, con il suo modo di intendere la politica e, probabilmente, non so quanto consapevolmente, ha messo in atto un’azione di sabotaggio verso sé stesso per fare in modo di affidare a qualcun altro, più accorto e capace, l’onere di governare le complessità di un grande paese come l’Italia: Salvini ha preso atto di non essere in grado di prendere in mano l’Italia e di governarne i processi. Se n’è accorto lui e se ne sono accorti le realtà economiche e produttive. Nazionali e internazionali. A Valle dei deliri da Mojito, si è aperta la possibilità di fare in modo che la legislatura potesse continuare nel caso in cui il Partito Democratico si rendesse disponibile a fare un accordo di Governo con i 5Stelle: così è stato e nonostante i timori e la ritrosia di molti di noi, della base come dei più alti dirigenti del PD, si è fatto quello serviva in questo momento di grande fragilità. Si è data una guida al Paese.

A livello locale abbiamo affrontato questo passaggio chiedendo ai nostri militanti di partecipare ai due  momenti di confronto che abbiamo organizzato nell’ambito delle Feste dell’Unità, in svolgimento nel mese di agosto. Oltre ad una partecipazione molto alta sia in termini numerici che di qualità degli interventi, abbiamo avuto un riscontro chiaro: in altre condizioni avremmo preferito non fare un Governo con il Movimento 5 Stelle, anche e non solo per le differenze di stile e di storia che ci distingue. Fatto salvo questo sentire diffuso, dalla grande maggioranza dei militanti è uscita la volontà di far prevalere il bene del paese rispetto alle divergenze con un movimento che è così liquido da cambiare alleanza di Governo senza colpo ferire. Abbiamo deciso tutti insieme di metterci a servizio del Paese, perché per senso di responsabilità, serietà e rigore, era ed è stato giusto farlo. La crisi del governo giallo-verde si chiude con il cambio di Governo ed il voto al nuovo esecutivo nei due rami del parlamento, di questa settimana. Mi arrivano e leggo l’interesse rivolto verso di noi soprattutto per quella che è stata la scelta dell’on. Luciano Pizzetti di non partecipare al voto di fiducia al nuovo Governo. Premetto che l’on Pizzetti ha espresso a me e di fronte ad un’assemblea di militanti il suo pieno favore all’operazione politica che si è poi concretizzata e si è esplicitamente speso perché questo avvenisse. Faccio inoltre presente che lo stesso on.Pizzetti, prima del voto di fiducia al Governo, e dopo aver appreso di quale sarebbe stata la composizione del nuovo esecutivo, mi aveva informato che era orientato a non partecipare al voto di fiducia per un suo dissenso rispetto alle scelte fatte, fatto salvo non ci fosse stato un problema di quorum che avrebbero reso difficile la partenza del nuovo corso della legislatura. Faccio inoltre presente che l’on. Pizzetti dopo aver già spiegato pubblicamente la sua posizione, sarà disponibile a spiegare ulteriormente le sue motivazioni nell’ambito della prossima assemblea provinciale che organizzeremo entro fine mese.

La posizione del Partito Democratico provinciale, così come la mia personale e quella della maggior parte dei dirigenti locali, è a favore della fiducia del nuovo esecutivo ma ciò non toglie che, credo, si sia innescato un interesse, a tratti, un po’ morboso, rispetto a cosa sarebbe successo dopo alla presa di posizione di Luciano Pizzetti rispetto alla fiducia al nuovo Governo. Sgombro subito il campo: niente. O meglio, spero che questo ci porti a discutere di più e meglio rispetto al senso e al modo di fare Politica. Faccio inoltre presente che se dovessi aprire una discussione sul tema della disciplina di partito e mi mettessi a piantare un chiodo per tutte le volte che non è stata contemplata passerei il tempo a fare solo quello: non esistono vincoli di mandato e ciascuno si deve sentire responsabile per il ruolo che è chiamato a ricoprire. Questo vale per i rappresentanti istituzionali di ogni livello come per i membri delle segreterie di partito o a chi viene coinvolto in tutte le riunioni dove si decide qualcosa: ciascuno inizi a pensare alla propria disciplina, così poi, potremo aprire e chiudere anche questo tema di confronto. Ci aspetta un periodo in cui sarà importante fare sistema e pensare a come fare in modo che la nostra provincia ed il nostro territorio, venga considerato per quello che è e per le potenzialità che può esprimere: mi riferisco ai temi delle infrastrutture ma a molti altri temi rispetto ai quali sarebbe importante uscire dalla competizione di cortile per far prevalere il bene comune: sia i partiti che i corpi intermedi provinciali, così come le associazioni di categoria devono ricominciare a fare sistema. Se non lo faremo pagheremo e faremo pagare un prezzo altissimo ai nostri cittadini. Inoltre faccio presente che qualora, il nuovo Governo dovesse prendere in considerazione la possibilità di promulgare una nuova legge elettorale, come sembra, questo significherà la necessaria ridefinizione dei collegi elettorali. Questo per il nostro territorio potrebbe, rappresentare per il nostro territorio, un passaggio molto delicato. Questa credo sia una delle cose importanti da considerare dal punto di vista politico: tutto il resto rischia di essere solo contorno.

Luciano Pizzetti, la telefonata: “Anche se non ho votato la fiducia a Conte, resto nel PD”

Grazie al sito d’informazione Welfare Network, riportiamo il link per ascoltare la telefonata in cui l’On. Luciano Pizzetti motiva le ragioni per le quali non ha votato la fiducia al governo Conte bis:

https://www.welfarenetwork.it/la-telefonata-luciano-pizzetti-pd-cr-anche-se-non-ho-votato-la-fiducia-a-conte-resto-nel-pd-20190911/

Luciano Pizzetti: “Il governo giallo-verde fa retrocedere l’Italia”

Luciano Pizzetti, deputato del Partito Democratico, commenta i primi sei mesi di attività del governo Conte, sostenuta da Lega e Movimento Cinque Stelle. Ecco il suo intervento integrale:

Un governo pericoloso per l’Italia, sorretto da una maggioranza reticente, ha costretto la Camera dei Deputati ad approvare una legge finanziaria dannosa e menzognera. Al Senato verrà cambiata. Per necessità prima ancora che per forza. Non perché lo impone l’Europa. Per i negativi effetti che avrebbe dispiegato. Non lo dico io ma il ministro per la democrazia diretta nel governo della felicità. Che così ha sentenziato: “La manovra al Senato cambierà molto”. Speriamo. Nel frattempo le negative conseguenze dell’impianto giallo verde hanno già seminato erba infestante. 

Sei mesi fa nasceva il governo Conte. Lega e Cinquestelle si sono molto combattuti e poi,d’incanto e in barba agli impegni assunti con gli elettori, eccoli insieme al governo. Non alleati ma contrattualizzati. Sapevano bene che non era amore ma un calesse. Sucui caricare tutte le loro contraddizioni e divisioni. Che ora stanno scaricando sull’Italia e gli italiani. Cementati dall’esercizio del potere si stanno sfogliando nel contrasto di potere. L’odio verso il PD non sarà sufficiente ad impedire che ciò accada.Nel frattempo pagheremo un prezzo salato alle loro menzogne. Tra lavoro nero, condoni, abusivismo, milioni truffati,hanno perso il titolo di vestali. Onestà gridata e assai poco praticata. Meno tasse alle imprese: secondo l’Ufficio Parlamentare di Bilancio aumenteranno di 6 miliardi. Via gli 80 euro: confermati. Via la buona scuola: tenuta con ritocchi peggiorativi. Via gli immigrati: caleranno i regolari e cresceranno gli irregolari. Con buona pace della sicurezza. Gli sbarchi sono calati per lo più grazie al ministro Minniti che al vicepremier Salvini. L’abracadabra dei costi/benefici sulle grandi opere si è rivelato una fasulla pantomima. No al TAP: si fa. No al Terzo valico: si fa.No alla TAV: si farà. Le nuove assunzioni nelle forze di polizia decise dal governo Conte, fanno seguito al rinnovo del turnover del governo Gentiloni. Via la Fornero. Macché. Sarà ritoccata con quota 100, intrisa di tanti di quei paletti dafarla salire fino a 104, ovviamente con assegno ridotto.780 euro per il reddito di cittadinanza. Marameo. Anche qui si introdurranno molti paletti per ridurre contributo e beneficiari. Cosicché si scoprirà quanto sia ben più efficace il Reddito d’Inclusione attivato dal governo precedente. Nel frattempo, grazie al decreto bassa dignità,il 30 per cento delle aziende metalmeccaniche ritiene di non rinnovare i contratti a tempo determinato. 51mila imprese hanno chiuso i battenti negli ultimi tre mesi. Con tanta superficiale demagogia ci hanno costretti alla lite con tutti in Europa. Per la gioia di Putin. Persino con quei governi che Salvini ama e i Cinquestelle un po’meno. Soli e male accompagnati. Così, accordi per il rimpatrio dei migranti nei paesi d’origine non riescono a farne equesti restano in Italia vagando nella semiclandestinità. Si annullano i regolari e si producono clandestini. Accrescendo l’inquietudine sociale su cui lucrare. Come ho affermato in altra circostanza, lo spread sale e salgono i mutui, s’intaccano i risparmi e se andrà avanti così saremo a rischio patrimoniale. Le imprese temono a fare investimenti. I capitali italici hanno ingentemente ripreso la via estera. I capitali esteri hanno perso quella per l’Italia. Il Tesoro, per la prima volta da anni, è costretto a sospendere le aste dei Titoli di Stato. Dopo 5 anni il PIL torna giù e rischiamo una nuova recessione. Dichiarano guerra all’Europa ma la temono e pietiscono che la risposta venga dopo le elezioni europee.

È davvero questo che gli italiani cercavano per avversione a Renzi? Una sorta di sindrome di Stoccolma,sociopolitica, da cui si dovrà guarire per salvarsi. Nazionalismo e populismo prima ti attraggono poi ti soffocano. E a Crema? Riapriremo il tribunale! Uscito dai radar. Affronteremo la condizione dei treni pendolari: si peggiora dì per dì e viene bocciato il mio emendamento per attribuire qualche risorsa in più alle nostre ferrovie. Nel paese, tra gli italiani, cresce la consapevolezza sul rischio danno gialloverde. Ma non trova sbocchi. Perché le forze progressiste, riformiste e liberali essendo sotto botta hanno perso la voce e smesso di progettare il futuro. Vivono di ricordi e di rimpianti. Oppure, come Forza Italia,cercano un posto alla tavola sovranista. Così non saranno né ricordate, né rimpiante. Il PD deve riprendere il gusto e la voglia di guardare negli occhi gli italiani. Riprenderli per mano e camminare insieme verso un’Italia migliore. Senza spocchia. Si assorbe la rabbia individuando risposte. Con spirito di servizio civile. Gli italiani non sono solo brava gente, ma gente brava. La crisi ci ha purtroppo molto incattiviti,come ci dice il CENSIS. Dobbiamo tornare a credere in noi stessi e in quell’Italia migliore. In cui le generazioni non confliggano e le innovazioni non generino povertà. Perché vivono in reti sociali protettive. Dove le opportunità valgono quanto il merito. L’Europa attuale non va ma senza Europa saremmo ultimi in classifica e retrocessi in serie B. Dunque, occorre lavorare per cambiarla questa Europa. Non distruggerla.

Pensare tutto ciò dovrebbe essere la funzione del congresso del PD. Per dare vita a un grande movimento democratico. A un vero partito della nazione. Aperto, inclusivo, portatore degli interessi degli italiani. Di chi ha bisogno e di chi è forte da poter aiutare chi lo è meno. Quando il drappo anti immigrati sarà lacerato dall’aggravarsi della condizioni materiali e si svelerà la finzione, tutto ciò che occulta riemergerà nella sua drammatica realtà. A quel punto le forze del cambiamento democratico non avranno alibi di fronte a nuove, doverose responsabilità. Siamo chiamati a pensare e praticare una Politica coinvolgente. Di prospettiva e di prossimità. Nei giorni scorsi è stato abbattuto il diaframmasud per il completamento del tunnel del Brennero. Un’opera ciclopica. La più lunga e tecnologica galleria ferroviaria al mondo per unire il sud e il nord Europa. Per consentire il trasporto delle merci riducendo fortemente costi e impatto ambientale. Le più grandi talpe la stanno costruendo. Il PD, non potendo essere giraffa,dovrebbe essere una grande talpa che ricostruisce collegamenti tra cittadini, popoli, istituzioni, politica. Per generare nuove classi dirigenti e moderni cittadini. Per il bene comune.

Luciano Pizzetti

Ecco i risultati delle elezioni in Provincia di Cremona. Eletti PD: Pizzetti alla Camera e Piloni in Regione

In un quadro politico nazionale negativo il Partito Democratico ha ottenuto in Provincia di Cremona l’elezione di due suoi rappresentanti: Luciano Pizzetti alla Camera dei Deputati (parte proporzionale) e Matteo Piloni al Consiglio regionale. Niente da fare invece per le candidate nei collegi uninominali, andati tutti al centrodestra: al Senato Valentina Lombardi ha portato la coalizione di centrosinistra al 23,18%, mentre alla Camera Alessia Manfredini ha ottenuto il 23,44%, con un picco del 28,34% nel capoluogo. Il PD in Provincia ha ottenuto alle elezioni politiche il 20,34% dei consensi: a Cremona il 23,57%, a Crema il 24,39% e a Casalmaggiore il 17,96%.

A livello regionale la situazione è stata leggermente migliore per il centrosinistra, pur in un quadro generale negativo per la sconfitta di Giorgio Gori. Il candidato presidente del centrosinistra ha ottenuto in tutta la Provincia il 27,26% dei consensi, con picchi nelle città di Cremona (32,5%) e Crema (35,3%). Il PD, che scontava la concorrenza delle liste civiche in coalizione (a differenza del voto politico nazionale), è risultato il secondo partito a livello provinciale dopo la Lega con il 18,45%. Risultati sopra la media a Cremona con Gori oltre il 32% e il PD al 21,38% e a Crema dove il PD passa il 25%. Successo dovuto anche al candidato Matteo Piloni, eletto consigliere regionale con oltre 4.000 preferenze, che proprio a Crema ricopre il ruolo di assessore all’ambiente e all’urbanistica.

Lo stesso Matteo Piloni ha così commentato i risultati elettorali e la sua elezione al Pirellone: “Innanzitutto ringrazio gli elettori per la fiducia accordatami e i tanti volontari che mi hanno dato una mano in questa lunga e difficile campagna elettorale. Un grazie particolare va anche ad Agostino Alloni e Cinzia Fontana, per il lavoro svolto in questi anni e per la vicinanza e il sostegno straordinario di queste settimane. Un ringraziamento anche a tutti gli altri candidati nella lista del PD che si è dimostrato una squadra forte e coesa. Il vento politico nazionale ha soffiato forte anche sulle elezioni regionali. Ne ha subito le conseguenze in primo luogo Giorgio Gori, un ottimo candidato alla guida della Regione Lombardia, che purtroppo è stato penalizzato dalle dinamiche politiche generali che hanno visto prevalere Lega e Movimento 5 Stelle. Di questo vento favorevole hanno beneficiato anche i candidati locali di questi partiti al consiglio regionale. A differenza loro, il PD non ha potuto usufruire di questo traino ma abbiamo dovuto fare un lavoro importante ed eccezionale, paese per paese, porta a porta in tutto il territorio. Un lavoro che ha dato i suoi frutti: ne sono la prova le oltre 4.000 preferenze da me ottenute in tutta la Provincia, segno dello sforzo messo in campo che ha permesso di raggiungere questo risultato. Per questo la mia elezione va condivisa con moltissime persone e non è il risultato di un’impresa solitaria. Tutt’altro. Spero di poter ricambiare questa fiducia attraverso il lavoro che sarò chiamato a fare da domani al Pirellone. Un lavoro straordinario, per il quale spero di trovare la giusta collaborazione con gli altri consiglieri regionali eletti a Cremona. La priorità deve essere una sola: dare quelle risposte che da tempo i nostri territori attendono”.